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Cornelia I. Toelgyes
21 aprile 2014
E’ ancora avvolto nel mistero l’attacco alla scuola secondaria di Chibok ed il rapimento delle studentesse, avvenuto esattamente una settimana fa nello Stato del Borno, nel nord-est della Nigeria, a pochi chilometri dal confine con il Camerun. Chi sono i rapitori? Il leader dei Boko Haram, Abubakar Shekau, in un video, messo in rete il 19 aprile 2014, ha rivendicato la paternità dell’attentato di Abuja, capitale della Nigeria, del 14 aprile 2014, nel quale morirono oltre settanta persone. Nessun accenno, invece, sul rapimento delle ragazze della scuola secondaria di Chibok.
Secondo il governatore dello Stato del Borno, Kashim Shettima, mancano ancora all’appello settantasette ragazze. Ma quante sono state rapite veramente? Fonti ufficiali parlano ora di ottantacinque ragazze, i genitori delle studentesse affermano che sono duecentotrentaquattro. Quante sono veramente? Dove sono? In un rifugio nell’immensa, fitta e pericolosa foresta Sambisa al confine con il Camerun? Possibile che le ragazze riescano fuggire ai loro rapitori in un luogo del genere?
Il rapporto rilasciato dagli inquirenti poche ore dal rapimento – “solo otto ragazze sono ancora in mano ai rapitori” – ha suscitato non poche polemiche e ha fatto infuriare i genitori e la preside della scuola, Asabe Kwambura.
Ci si chiede inoltre come mai il ministro alla difesa Aliyu Gisau, nominato dal Goodluck Jonathan i primi di marzo 2014, dopo che la poltrona del Ministero era rimasta vacante dalla fine di giugno 2012 perché l’allora ministro Haliru Mohammed Bello non era stato in grado di contrastare il gruppo terrorista-jihadista, non sia ancora intervenuto in modo incisivo dopo i violenti attacchi di alcune cellule di Boko Haram. Sono tante le domande ancora aperte e alle quali qualcuno dovrà rispondere prima o poi.
E solo ieri notte un gruppo di matrice ancora sconosciuta ha fatto irruzione nella tranquilla città di Yana nello Stato del Bauchi. Il portavoce della polizia, Haruna Mohammed, ha dichiarato all’Agenzia France Presse: “Sono arrivati verso l’una e trenta, e hanno effettuato alcuni attacchi ben coordinati. Hanno anche incendiato alcune case degli insegnanti di una scuola femminile, mentre le centonovantacinque ragazzine riposavano nei dormitori. Un insegnante che ha voluto mantenere l’anonimato ha detto: “Sembrava che avessero volutamente evitato di entrare nei dormitori delle studentesse”. Un bambino di cinque anni sarebbe morto in uno degli incendi.
Nel frattempo vanno avanti le indagini per individuare i finanziatori di Boko Haram. Uno dei primi indagati è l’ex-governatore della banca centrale nigeriana, Lamidu Sanusi, sospeso dal presidente Jonathan alla fine di febbraio 2014, dopo essere stato accusato dal Department of State Security Service (SSS) di essere il finanziatore occulto del gruppo terrorista. Non si capisce allora perché il 29 marzo 2014, durante un congresso dei ministri di economia, bilancio e finanza dell’Unione Africana, tenutosi ad Abuja il 20 marzo 2014, lo stesso Jonathan abbia dichiarato ai giornalisti: “Boko Haram è finanziato da forze esterne al Paese, forze che vogliono distrugge il Continente “.
Cornelia I. Toelgyes
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