Misteri e silenzi sulle 150 ragazze rapite in Nigeria e i 3 religiosi sequestrati in Camerun

Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
18 novembre 2014
Il mistero sulla sorte delle quasi 150 ragazze rapite da militanti del gruppo Bako Haram a Chibok nello Stato del Borno nel nord-est della Nigeria, nella notte tra lunedì e martedì scorso, s’infittisce sempre di più. Non si hanno notizie delle studentesse dal giorno del loro rapimento. Solamente quattordici sono riuscite a scappare in un attimo di confusione durante il viaggio quando il convoglio di camion e pullman ha dovuto rallentare, perché un mezzo si è bloccato per un guasto. Non hanno perso tempo, sono saltate giù dal bus su cui le avevano stipate e si sono nascoste nei cespugli, secondo quanto hanno raccontato alla polizia.

Il rapporto reso noto dagli inquirenti parla “solo” di otto ragazze che mancano all’appello: cioè solo loro sarebbero ancora tenute in ostaggio, mentre le altre sarebbero riuscite a tornare a casa. Ma questo bilancio ha provocato la violenta reazione delle famiglie e degli insegnanti. La preside della scuola, Asabe Kwambura, ha dichiarato all’Agenzia France Presse: “I militari sbagliano o mentono: confermo invece che solo quattordici ragazze sono riuscite a scappare”.

Solo poche settimane fa tutte le scuole secondarie dello Stato del Borno erano state chiuse, proprio per i continui attacchi dei terroristi islamici. Dunque come mai questa scuola era aperta? Le ragazze stavano studiando sodo per gli esami finali, che avrebbero dovuto sostenere nei prossimi giorni.  Non volevano precludersi la possibilità di accedere alle scuole superiori, all’università. Ed è proprio questo che alla setta islamica proprio non va giù. Secondo il loro leader, Abubakar Shekau, le donne non devono ricevere alcuna istruzione; è ciò ha dichiarato in uno dei suoi ultimi video.

Già in passato membri di Boko Haram, durante altri assalti a scuole e collegi avevano rapito ragazzine. Generalmente non uccidono donne, le sequestrano, rendendole schiave. Ma è capitato anche che, dopo aver ucciso i compagni di scuola, avessero addirittura mandate a casa le studentesse con questa raccomandazione: “Tornate a casa, cercatevi un marito”.

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Chibok, dove sono state rapite le ragazze, dista pochi chilometri dalla Sambisa Forest, una giungla intricata e perfetto nascondiglio, già da tempo utilizzata dai miliziani di Boko Haram come base e santuario. Più volte le forze dell’ordine hanno tentato di “bonificarlo” e, infatti, all’inizio marzo gli uomini di varie agenzie di sicurezza nigeriane avevano preso d’assalto l’oasi naturale e, secondo fonti ufficiali, avevano messo in fuga i terroristi. Erano stati scoperti e distrutti cunicoli e stanze sotterranee, fortificazioni e sequestrate grandi quantità di armi e munizioni.

“Non possiamo percuotere il tamburo della vittoria – aveva commentato alla fine dell’operazione un alto funzionario delle forze di sicurezza -, ma vi posso assicurare che i giorni della paura sono finiti. I terroristi sono in rotta per la guerra che gli stiamo facendo”. Non è la prima volta per altro che il governo grida alla sconfitta totale della setta che invece risorge subito più forte di prima.

Per altro Sambisa Forest è vicinissima (più o meno 150 chilometri) dal luogo dove il 5 aprile sono stati rapiti i missionari italiani e la suora canadese di cui ancora non si sa niente. Africa ExPress ha inviato sul posto un suo stringer e speriamo in qualche giorno di darvi notizie sulla sorte dei tre religiosi.

Comunque ancora non è ben chiaro come si siano svolti veramente i fatti nella scuola di Chibok.  Secondo alcune testimonianze, i militanti sono arrivati nella scuola a notte inoltrata, mentre tutti dormivano, travestiti da militari. Avrebbero detto alle ragazze che nella scuola erano in pericolo e che le avrebbero accompagnate in un posto sicuro. Sembra che, almeno apparentemente, le giovani siano salite spontaneamente sui mezzi di trasporto che li attendevano all’esterno. Solo più tardi alcune di loro hanno avuto dei sospetti e sono riuscite a scappare.

Mentre i genitori piangono sulla sorte delle loro figli, si temono nuovi attacchi del gruppo jihadista durante le prossime festività pasquali.

E qualcuno in Nigeria maligna su twitter: “Mentre il governo federale e i suoi capi della sicurezza  stanno perfezionandosi a scrivere discorsi di condoglianze, Boko Haram continua a rafforzarsi e crescere”.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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