Ibrido culturale: ritornano a Milano le opere dell’artista anglo-nigeriano Yinka Shonibare MBE

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Alessandra Panunzio
Milano 8 aprile 2014
Insignito nel 2004 della prestigiosa onoreficenza Most Excellent Order of the British Empire, cui fa riferimento la sigla MBE aggiunta al suo nome, l’artista anglo-nigeriano Yinka Shonibare MBE ritorna in Italia. Seguendo il fil-rouge che attraversa la sua opera, la mostra personale inaugurata il 26 marzo a Milano presso Brand New Gallery e aperta fino al prossimo 10 maggio, ripropone attraverso quadri – la serie Fake Death Pictures -, manichini in costume – tra cui l’inquietante ibrido “Fox Girl”, ragazza-volpe in abiti vittoriani armata di pistola dorata e di blackberry – ed attraverso il filmato “Addio del Passato”, di ispirazione verdiana, il tema delle intricate relazioni e degli scambi tra diversi universi e culture. Fa da sfondo comune alle opere esposte un’ironica rivisitazione dei classici temi ottocenteschi di amore, morte, desiderio.shonibare1

L’artista è apprezzato e riconosciuto a livello internazionale: la sua produzione, che spazia attraverso i media più diversi, dalla fotografia alla pittura, alla scultura, alle installazioni e alle performance, è approdata in mostre temporanee e permanenti nei musei e nelle gallerie d’arte di tutto il mondo. Tra gli altri, la Tate Gallery di Londra, il Moma di New York, lo Smithsonian di Washington D.C., la Biennale di Venezia.

Nato a Londra nel 1962 e trasferitosi a Lagos, Nigeria, all’età di tre anni, fa ritorno nella capitale inglese per completare la sua formazione. Studia al Central Saint Martins College ed al Goldsmiths College dove consegue il Master of Fine Art, entrando così nel novero degli “Young British Artists”. In una continua spola tra i due paesi, vive a cavallo di due mondi, quello della storia e della cultura occidentale europea e quello dalla tradizione africana, facendone confluire gli spunti nella spiazzante commistione che caratterizza la sua poliedrica espressione artistica.

shonibare4L’opera artistica di Shonibare esplora attraverso un punto di vista non convenzionale i temi dell’identità culturale, dell’ibridazione tra razze e culture, dell’eredità coloniale nel mondo post-coloniale e nella globalizzazione, dell’ambiguo rapporto tra colonizzatori e colonizzati. Il suo sguardo provocatorio e destabilizzante mette continuamente in discussione ogni definizione precostituita di cultura e di nazione, introducendo nuove prospettive e inaspettati punti di osservazione.

La mostra dal titolo non casuale di “Double Dress” ospitata dal PAC di Milano nel 2003, evidenziava già in pieno il linguaggio e i temi cari all’artista: manichini decapitati, a simboleggiare identità perdute e non completamente ricostruite; tableaux vivants popolati di personaggi appartenenti al mondo britannico settecentesco ed ottocentesco in una prospettiva ribaltata, con dandy neri assistiti da servitori bianchi; sontuosi abiti ibridi, di fattezze europee, ma realizzati nelle tradizionali stoffe “wax” multicolori di provenienza africana.

Shonibare3Alla personale allestita in questi giorni presso Brand New Gallery ritroviamo il genere dei quadri fotografici: minuziose ricostruzioni di ambientazioni europee dei secoli passati ed incursioni stilistiche di ispirazione africana negli abiti di eleganti personaggi storici, suicidi o in punto di morte. Di nuovo incontriamo uno degli emblemi della cultura e della storia britannica, Lord Nelson, già fonte di ispirazione per Shonibare nell’installazione site specific Nelson’s Ship in a Bottle, esposta a Trafalgar Square a Londra dal maggio 2010 al gennaio 2012.

La figura dell’ammiraglio Nelson, simbolo dell’impero britannico alla sua apoteosi, aleggia anche nel video “Addio del Passato”, dove una Violetta-Fanny nera, originale rappresentazione della moglie abbandonata da Nelson, canta l’aria dell’ultimo atto della Traviata, facendosi portatrice di tutte le sovrapposizioni culturali di cui si è parlato (tradizione musicale operistica, storia britannica, identità post-coloniale, estetica africana).

I manichini con gli abiti settecenteschi di Lord Nelson e di Fanny, ricchi di dettagli d’epoca, ma realizzati con variopinti tessuti africani contemporanei, completano il percorso straniante attraverso i mondi di riferimento di Yinka Shonibare.

Alessandra Panunzio
apanunzio@hotmail.com

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