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Cornelia I. Toelgyes
2 aprile 2014
La prudenza è d’obbligo, ma sembra che si stia aprendo uno spiraglio nella vicenda di Roberto Berardi, l’imprenditore italiano detenuto in una fetida prigione della Guinea Equatoriale dal gennaio dell’anno scorso.
Ieri Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, responsabile di industria ed imprenditoria ha incontrato il presidente della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang. Durante il colloquio con Tajani il presidente ha dichiarato che si sarebbe impegnato per la liberazione dell’imprenditore italiano Roberto Berardi.
Berardi è stato arrestato gennaio del 2013. Era entrato in affari con Teodorino Obiang, figlio prediletto del presidente della Guinea Equatoriale. Insieme avevano fondato una società di costruzioni, di cui Berardi possedeva il quaranta percento della azioni, mentre il giovane Obiang il sessanta percento, come vuole la legge. Berardi svolgeva anche la funzione di direttore della società.
Il giovane Teodoro Obiang, conosciuto da tutti come Teodorino è viziato, ricchissimo, amante della bella vita, dell’Italia, dell’Europa, degli Stati Uniti. Ed è anche vendicativo. Possiede ville megagalattiche in svariati luoghi, yacht, macchine di gran lusso. E’ piuttosto eccentrico e non gli mancano i problemi con la giustizia francese e statunitense. Risale a pochi giorni fa la decisione di un tribunale francese di rinviarlo a giudizio per riciclaggio e guadagni illeciti. La notizia è stata confermata il 19 marzo dall’avvocato di Teodorino; non è stato arrestato perché protetto dall’immunità quale vicepresidente del suo paese.
Durante i quattordici mesi di detenzione Roberto Berardi è stato picchiato, messo in isolamento, si è ammalato più volte di malaria, senza possibilità di poter accedere alle cure mediche. Difficile, quasi impossibile, ricevere persino le visite del suo avvocato e di funzionari diplomatici. Ai familiari è stato negato il visto per poter raggiungere il loro congiunto.
Già alla fine dello scorso anno la parlamentare Lia Quartapelle (PD) durante un “questiontime” aveva sottoposto il caso in parlamento. Aveva risposto Lapo Pistelli, allora vice ministro agli Affari Esteri. Il 5 febbraio 2014, il senatore Luigi Manconi, presidente della commissione diritti umani a Palazzo Madama, aveva presentato un’interpellanza in Senato, chiedendo un immediato intervento dell’allora ministro agli Esteri Emma Bonino, che aveva incontrato parecchie difficoltà nell’affrontare il dramma di Berardi. Poi, verso la fine di febbraio, con una lettera aperta, Manconi aveva ancora una volta richiamata l’attenzione del neo ministro agli affari esteri, Federica Mogherini , sulla terribile vicenda.
Infine il colloquio di ieri di Tajani con il presidente della Guinea Equatoriale che suscita grandi speranze. Attenzione però a essere troppo ottimisti: non scordiamoci che l’ex colonia spagnola, assieme all’Eritrea, è il Paese più duro di tutta l’Africa.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes
In alto Roberto Berardi, in basso Teodorin Obiang
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Spero con tutto il cuore che possa riabbracciare presto la sua famiglia e riesca dimenticare tutto questo