Massimo A. Alberizzi
1° aprile 2014
Sei morti, decine di feriti. Il terrorismo colpisce ancora il Kenya e la sua capitale Nairobi, dove ieri sera tre bombe sono esplose nel quartiere somalo della città, Eastleigh, conosciuto anche come Little Mogadishu. L’attacco non è stato finora rivendicato, ma già si indicano come responsabili gli integralisti shebab somali. Se le bombe di ieri sono esplose, altre sono state trovate e disinnescate dalla polizia. E le ambasciate hanno lanciato appelli di fare estrema attenzione, perché potrebbero arrivare altri attacchi. A Nairobi la situazione è assai tesa anche perché è vivo il ricordo dell’attentato del settembre scorso al centro commerciale Westgate che provocò 67 morti (ufficiali) e dozzine di feriti.
Secondo il padrone dello Sheranton Cafè, Patrick Gakuyu, i suoi client stavano guardando il telegiornale della sera quando ci sono state due esplosioni Il locale è piombato nel buio più totale. “Ho cercato di uscire in strada ma la porta di ingresso era stata bloccata dall’esterno – ha raccontato Gakuyu -. Quando sono riuscito a passare ho inciampato nei sei cadaveri. Probabilmente è stata lanciata una granata che ha ucciso chi passava in quel momento davanti al bar”. Se il locale avesse proso fuoco ci sarebbe stata una strage.
APPELLI A DONARE SANGUE
I feriti sono stati trasportati in tre ospedali (Mother and Child, Guru Nanak e Kenyatta) mentre le radio della città hanno cominciato a trasmettere appelli alla ricerca di donatori di sangue.
PICK-UP IMBOTTITO D’ARMI
I controlli di sicurezza si sono fatti più stretti in tutto il Paese in seguito ai rapporti di intelligence che parlano di possibili attacchi con auto imbottite di esplosivo. A Nairobi sono stati dislocati 500 agenti in più e nei giorni scorsi son state lanciate diverse operazioni di polizia per individuare covi e santuari di terroristi.
AMBASCIATA ITALIANA A RISCHIO
Come quello che ospita, tra l’altro, l’ambasciata italiana. Un palazzone, International House, già indicato come possibile obiettivo, appetito dai terroristi data la sua posizione centrale e le migliaia di persone che ci lavorano. Altre legazioni diplomatiche (Spagna, Svizzera, Ruanda) sono venite via da quella trappola già da alcuni d’anni. Noi, invece, legati da pastoie burocratiche che nessuno degli ambasciatori, nonostante continue insistenze, è riuscito a superare, restiamo imperterriti ancorati a quel palazzo. Se dovesse succedere qualcosa, si riuscirà a individuare un responsabile di questa pluridecennale incuria? Sorprende l’indifferenza e il disinteresse di chi dovrebbe aver capito che International House è uno dei palazzi più in pericolo.
In azione a Nairobi oltre ai kenioti ci sono parecchi agenti dell’FBI che operano in incognito, mentre moltissime ambasciate hanno lanciato avvisi ai loro connazionali perché non vengano in Kenya (Australia) o facciano molta attenzione quando si muovono nel Paese (Italia). Il comunicato dell’Ambasciata australiana parla di “seri rischi di atti di terrorismo in larga scala”.
A rendere ancora più incandescente la situazione la decisione delle autorità keniote la scorsa settimana di vietare ai rifugiati che vengono dalla Somalia di circolare liberamente nel Paese. Ora devono rientrare nei campi di Dadaab (all’est, il campo profughi più grande del mondo) e Kakuma (nel nord est).
In tutto il Paese ora le autobotti per il trasporto nel carburante vengono scortate dopo alcune segnalazioni che parlano di attacchi agli approvvigionamenti di benzina.
Misure di sicurezza severe sono state prese anche in Uganda. Sia Kenya che Uganda sono impegnate con i loro contingenti in Somalia nella guerra contro gli shebab.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi
Nelle foto in basso due vedute di International House dove ha see l’ambasciata italiana
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