Dal Nostro Corrispondente
Arturo Rufus
Nairobi, 7 marzo 2014
Quindici giorni di vacanza on Kenya si sono trasformati in un inferno per una giovane coppia italiana, Massimiliano D’Amico e Martina Trefoloni, taglieggiati e minacciati dalla polizia in combutta con l’agenzia che gli aveva noleggiato un’auto sgangherata, difettosa e in pessime condizioni. La coppia aveva affittato una 4 per 4 via internet da utilizzare dal 31 gennaio al 15 febbraio per visitare in lungo e in largo l’ex colonia inglese. Sognava una bella vacanza, si è trovata a viaggiare su un ferrovecchio, travolta da un incubo pazzesco.Per noleggiare un’auto via internet, i ragazzi scelgono la “Kenya Car Hire”, parlano con l’impiegata, Maryann, che offre una moderna fuoristrada Toyota Rav4 per 60 dollari al giorno. Una cifra decente. Via email Maryann informa i due che dovranno pagare in contanti, giacché le carte di credito, a dispetto di quanto assicurato sul sito, non funzionano. In contanti anche il deposito cauzionale, di 370 euro, quale franchigia nel caso di eventuali danni. Maryann non accetta neppure un bonifico bancario dall’Italia e insiste: “Contanti all’arrivo”.
CAMBIO D’AUTO
La sera del 31 gennaio Massimiliano e Martina arrivano all’aeroporto di Nairobi, ma la macchina non c’è. Dopo due ore di attesa gli comunicano che la Rav4 pattuita dall’Italia non è disponibile. James, l’incaricato della Kenya Car Hire, sostiene che il cliente precedente non l’ha riconsegnata in tempo. In cambio viene offerto un pick-up Nissan Navara. La coppia protesta: il pick-up è troppo grosso, vecchio, consuma molto ed è pure danneggiato. James insiste: “Ve la do allo stesso prezzo” e assicura che è in ottime condizioni.
E’ sera tardi, i ragazzi sono stanchi, arrivati dall’Europa dopo un lungo viaggio, non hanno altra scelta: tutto è programmato (alberghi, parchi nazionali) e non se la sentono di perdere un giorno per cercare un’altra auto. Così accettano e si fanno accompagnare all’hotel Sirona dove, assieme a James, compilano il contratto di noleggio.
SALTA IL CLACSON
L’indomani mattina i due vanno a cambiare i soldi e visionano alla luce del sole il pick-up. Protestano perché il veicolo è vecchio e non ha un bell’aspetto. Al posto del lunotto posteriore c’è una lastra di plexiglass montata alla bell’e meglio. Martina sottolinea la vetustà dell’auto e l’importanza della sicurezza. Ribatte James: “In Kenya quest’auto viene considerata nuova”. Massimiliano e Martina, a malincuore, decidono di non insistere. Non vedono l’ora di cominciare la loro vacanza. L’hanno sognata per mesi, ma il sogno diventerà un incubo.
Partono così per raggiungere Nyeri, città nella zona degli altopiani a ridosso dell’Aberdare National Park, dove hanno prenotato il primo albergo. Dopo pochi chilometri già il clacson non funziona più. Due giorni dopo, il 3 febbraio lasciano Nyeri per Naivasha, tappa intermedia in direzione del Masai Mara Game Reserve, e la mattina successiva ripartono per il Keekorok lodge, all’interno del parco.
LA CABINA SI STACCA
A Narok, durante un rifornimento, si accorgono che la cabina posteriore è completamente fuori dai gangheri, fuori filo di una decina di centimetri, traslata verso destra rispetto al cassone. Era fissata con viti schiacciate a forza in due buchi completamente slabbrati. Il meccanico della stazione di servizio riporta in squadra e fissa tutto per 2000 scellini poco meno di 20 euro.
Ma sulla strada dissestata che porta al parco, nonostante Massimiliano procedesse a bassissima velocità, la cabina si stacca dal cassone, vola per una decina di meri e si sfracella al suolo. Caricati i rottami sul cassone, i due turisti proseguono il viaggio, ma dopo pochi chilometri lo specchietto retrovisore destro vibra paurosamente e rischia di staccarsi. La coppia si ferma in un villaggio per chiedere in prestito un cacciavite che non si trova. Al momento di ripartire il motore non dà cenni di vita. I cavi della batteria si sono staccati.
SPECCHIETTO CASCANTE
Al Sekenani Gate del Masai Mara. C’è un’officina cui Massimiliano chiede di aggiustare lo specchietto retrovisore che era stato costretto fino a quel momento a reggere con la mano. Joseph, il meccanico, lo smonta e si scopre che non è originale: la sua ogiva non combacia con quella della portiera su cui è agganciato. Lo fissa come può per altri 2000 scellini.
Persa tutta la giornata, la coppia arriva al Keekorok Lodge la sera molto più tardi riescono a chiamare la società di noleggio. Parlano con James e protestano per le condizioni miserabili del pick up e per i disagi subiti. “Passate da Nairobi e portate qui la cabina rotta”, si sentono chiedere i due turisti.
PIANI STRAVOLTI
I piani sono sconvolti, comunque gli italiani decidono di ritornare sulla capitale e così il 6 febbraio sera si trovano con James all’hotel Transit. Protestano e strapazzano l’impiegato dell’autonoleggio che implora perdono e promette di risolvere tutto per l’indomani mattina. Naturalmente promette anche la Toyota Rav 4 che la coppia aveva prenotato dall’Italia, ma si presenta soltanto con la vecchia Nissan, adducendo scuse banali.
Totò con le sue truffe cinematografiche non avrebbe saputo inventare di meglio. James è bravissimo a circuire i due ignari turisti che desiderano soltanto passare le loro vacanze in Kenya in pace e tranquillità. Lo specchietto retrovisore e il clacson sono stati aggiustati e tutto sembra a posto. Alla richiesta della coppia di avere rimborsate le spese sostenute durante la prima parte del viaggio, si fa consegnare le ricevute e assicura che saranno risarcite. Il cerchio attorno ai due italiani si chiude. La faccia umana di James, i suoi modi da attore consumato, il desiderio dei ragazzi di non perdere tempo in questioni diverse, nonché la mancanza di valide alternative, convincono Martina e Massimiliano a rimontare sulla vecchia e sgangherata Nissan e a ripartire.
MAIL SENZA RISPOSTA
L’auto non dà più problemi. La coppia passa dall’Amboseli National Park, da Mombasa e raggiungono Watamu sulla costa settentrionale del Kenya. Intanto scrivono una email a Maryann per raccontarle tutta la storia e tutto quanto accaduto. Nessuna risposta.
Preoccupati il 14 febbraio, il giorno prima di lasciare da Watamu, la chiamano al telefono. La donna, con nuove scuse puerili, sostiene di non aver letto i messaggi, ma assicura che tutto sarà messo a posto al loro arrivo a Nairobi.
Il giorno dopo mentre stanno raggiungendo l’aeroporto i due italiani vengono violentemente tamponati. Avvisano Maryann: “Veniamo a prendervi dove siete”. Infatti, verso le 18:30 arrivano James e quello che viene definito il “boss” dell’autonoleggio, un omaccione grande e grosso dai modi scorbutici. Carica i due con i bagagli sulla sua auto e si dirige, senza dire una parola, verso l’aeroporto. Una volta arrivati allo scalo invece di andare alle partenze si ferma alla stazione di polizia.
CORRUZIONE IN AGGUATO
Non tutti gli agenti in Kenya sono corretti e rispettano le leggi. La corruzione è assai diffusa tant’è che il governo ha lanciato ripetutamente campagne nel tentativo di moralizzare il corpo. Infatti dopo diversi interrogatori in cui viene chiesto sia al “boss”, sia ai due italiani di fornire la loro versione dei fatti, arriva un poliziotto in borghese che avalla la versione del suo connazionale. Il “boss mostra trionfante il preventivo di 1500 euro per il risarcimento di una cabina che al massimo, nuova, varrà 300 euro.
Massimiliano e Martina protestano ma per tutta risposta l’agente accusa i due italiani di aver omesso denuncia alla polizia della distruzione della cabina. I due italiani vengono trattati come criminali e non valgono le spiegazioni, che la cabina era difettosa, era crollata miseramente rischiando di travolgere eventuali automobili e moto che procedevano dietro la Nissan, con conseguenze catastrofiche. Insomma i criminali non sono il “boss” e l’agenzia di noleggio, ma Massimiliano e Martina
Intanto i tempi si stanno facendo stretti. A Massimiliano era stato tolto il passaporto che i poliziotti non vogliono restituirgli: “O paga i 1500 euro, oppure resta qui finché non risolviamo il caso in tribunale”. I due turisti, oltretutto, sono intimiditi dalla presenza nella stanza di 5 o 6 poliziotti che minacciano di non lasciarli partire se non pagano e li scherniscono ridendo.
NUOVA TRATTATIVA
Comincia una nuova trattativa: 1500 euro di preventivo meno i 370 di cauzione, fanno 1130. Viene raggiunto l’accorso per mille euro. Già, ma come procurarsi il denaro contante ora? “Semplice – suggerisce un agente evidentemente complice della truffa – c’è un bancomat qui dietro”. I due vengono accompagnati al distributore automatico ma non vogliono consegnare i soldi fino al momento della riconsegna del passaporto a Massimiliano.
Lo scambio passaporto contro soldi è immortalato nelle fotografie che pubblichiamo qui sopra.
Arturo Rufus
arturo.rufus7@gmail.com
magari costava 10 euro in meno dei concorrenti il 4X4 affittato… ho a che fare spesso per lavoro con clienti che non si rendono conto che spesso nei prezzi meno cari c è sempre una mezza truffa … e in africa viaggiare da soli non è mai consigliato
My Madagascar, sono uno dei due protagonisti della vicenda suddetta, sinceramente considero un luogo comune il principio “a prezzo più alto corrisponde sempre miglior servizio”: ho trovato in Siria una macchina a 20 euro al giorno, quando normalmente i prezzi erano molto più alti, senza avere problemi, in Giordania per 25 €, ho contrattato macchine in anticipo in Argentina ogni volta, senza aver mai utilizzato le note compagnie di autonoleggio internazionali, risparmiando ogni volta notevolmente. Quando ho usato in Australia una compagnia di autonoleggio internazionale, alle quale ho messo una croce, invece ho avuto problemi sollevati dal dirigente per questioni risibili. Le truffe si aggirano dappertutto. Ma non sempre il truffatore ha vita facile soprattutto quando non c’è la polizia a fargli da spalla: chiunque può tentare una richiesta pretestuosa, salvo poi non ricevere ascolto… A Nairobi il problema è stato uno solo: l’arbitrario avallo di una versione, evidentemente precostituita, da parte della polizia dell’aeroporto e successiva pressione psicologica da parte di questa affinché si risolvesse la contesa mediante un “compromesso”… rivelatosi poi discutibile. La compagnia di Nairobi è tra l’altro membro del KATO, l’associazione che avrebbe dovuto garantire in un certo qual modo la bontà dei servizi offerti dai vari operatori membri. Sostanzialmente è una questione di onestà delle persone, anche se qui la differenza l’hanno fatta notevolmente gli agenti della polizia dell’aeroporto. In un Paese dove i cartelloni da 6 x 3 metri riportano “Dì no alla corruzione!”, credo sia almeno obbligatorio chiedersi se in questa vicenda, senza agenti compiacenti, il compromesso sarebbe stato soddisfatto in quei termini o se obiettivamente non avrebbe avuto nemmeno legittimità di esistere.
In queste due settimane abbiamo percorso circa 3000 km, dagli altopiani, alla rift valley, al kilimangiaro fino a Watamu e Lamu senza mai avere problemi, eccezion fatta per la macchina la prima settimana. Ci tengo, dicendo questo, a sfatare l’idea che viaggiare in Africa da soli sia più pericoloso che viaggiare in altri Paesi.
Massimiliano, io sono italiana ma vivo in Etiopia!!
Il problema dell’Africa non è viaggiare da soli, la popolazione raramente crea problemi, solotamente è disponibile, amichevole e contenta di essere d’aiuto!!
Il problema più grande è il livello di corruzione esagerato che c’è anche melle sfere più basse e che si presenta in ogni situazione…. sempre trovano il modo o la cosa a cui attaccarsi per creare problemi di questo genere e il ritiro del passaporto è il gesto più comune, arrivando poi anche a sbatterti in prigione in condizioni infime e schifose!!
La prossima volta contattami fate un viaggio in Etiopia!!!! 🙂 🙂
Protagonista della vicenda mi potresti contattare che avrei delle cose da chiederti sull’organizzazione fai da te…a parte l’auto 😉
Be, io in Kenya mi sono mossa solo con guide locali, quindi non ho un’idea precisa dei prezzi correnti di noleggio, ma 60 dollari al giorno non mi sembra una cifra tanto bassa da poter dire “dovevi aspettartelo”. Io in Costa Rica ho avuto una simile esperienza, seppur molto meno grave. Volendo favorire una compagnia locale mi sono trovata ingannata dai gestori e ho anch’io dovuto lasciare una mancetta alla polozia, nonché sostenere i costi di riparazione dell’auto. E posso inoltre confermare che la corruzione della polizia in Kenya é incredibile. Dispiace che paesi come questi che possono guadagnare moltissimo dal turismo vohgliano rovinarsi la reputazione in questi modi orribili. Forse non sanno che internet permette di far circolare le notizie in tutto il mondo? ??!!!???
Ciao Massimiliano, beato tu (voi) che avete viaggiato per mezzo mondo. Io invece conosco solo molto bene il Kenya, i suoi parchi naturali e le strade, al mio attivo diversi safari compreso uno fatto ed organizzato da soli. Se tu avessi avuto modo di documentarti bene sui percorsi che stavi per fare, stanchezza o non stanchezza, un vecchio pick up non lo avresti mai accettato. Nella strada dei parchi oltra alla polizia, ci sono i leoni, i giaguari, i bufali ed altro, che non ti stanno a chiedere perché la macchina ti si è fermata sul loro territorio, ti attaccano e basta. Detto questo come introduzione, mi stupisco che alla luce del sole tu non ti sia accorto, esperto come sei nell’affittare macchine, di che carriola avevi tra la mani. E di come fosse impensabile fare circa 3,000,00 km su strade sterrate e a volte dissestate con quel trabiccolo. Magari senza radio per chiamare eventuali soccorsi, eccetera. Per quanto riguarda la polizia è stato propri un brutto incidente, ma è ovvio che questo è successo perché quei truffatori dell’autosalone hanno assicurato di avere tra le mani italiani sprovveduti. Scusa se lo dico con franchezza, ma dopo 20 anni che vado in Kenya so che anche loro sanno riconoscerci . Spero il tuo prossimo safari sarà più bello. Splendida Watamu vero? Ciao
Cari Massimiliano e Martina, intanto mi dispiace tantissimo per la vostra disavventura.
Purtroppo quello che vi è successo è la normalità in Kenya, e succede quotidianamente in qualunque settore.
La corruzione è la normalità e questo modo di intimidire le persone è purtroppo comune e diffuso.
Questo giochetto del sequestro del passaporto in cambio di migliaia di euro è capitato a tantissime persone
Ormai in Kenya corruzione e taglieggiamento sono all’ordine del giorno e purtroppo rovinano un paese splendido.
Vi auguro che la prossima vacanza sia meravigliosa
– Ely, non hai idea di quanto e da quando sogni di venire in Etiopia e di metterci insieme magari anche l’Eritrea. La valle dell’Omo, le gole dell’Abay, Debre Damo e i paesaggi desertici della Dancalia sono solo alcuni dei luoghi puntati nell’ennesimo meraviglioso Paese africano. Ti contatto dal blog!;)
– Claudia, non credo che qualsiasi truffatore si lasci intimorire da internet, tanto meno se la segnalazione dovesse pervenire in una lingua di un Paese distante migliaia di chilometri dove il reato è stato commesso. Questo penso valga anche per gli italiani.
– Anotanella Nesta, sinceramente non intuisco il senso del tono del tuo post. La stanchezza non era l’unica variabile a condizionare la nostra decisione di prendere l’auto. Come scritto avevamo già fatto le prenotazioni all’Aberdare e avremmo perso 200 euro se ci fossimo attardati un giorno a Nairobi, senza contare lo slittamento delle ulteriori prenotazioni al Naivasha Country club, al Keekorok e tutto il resto, non speravamo certo che l’agenzia ci rinfondesse dei soldi che avremmo perso, piuttosto abbiamo sperato nella loro onestà. Avevamo una macchina di 9 anni, come avremmo potuto accorgerci di uno specchietto dimostratosi difettoso su una pista, di una cabina di copertura fissata con due viti su supporti slabbrati ecc.? Col senno di poi è sempre facile parlare, così come ritengo essere altrettanto superficiale dare giudizi come quelli che ti sei permessa di fare, sempre col senno di poi…
Il Kenya era il 16° Paese africano da me visitato e in tutta onestà ti dico che per quanto la macchina fosse stata nuova e senza problemi, mi sarei atteso qualsiasi pretesto da parte delle autorità per spremerci soldi. Ne ho viste troppe ai confini tra Marocco e Mauritania, Benin e Nigeria, Mauritania e Senegal… Il problema, come dicevo sopra a My Madagascar, risiede nell’onestà delle persone ma in special modo in questo caso si è trattato di concussione da parte di agenti di polizia… Gli articoli di Africa-express rappresentano fedelmente questo problema in tutti gli Stati africani citati dove si sono verificati episodi simili, non ultimo quello dei militari italiani sbarcati in Mozambico e costretti dalla Polizia, armi in pugno, a ritirare i soldi al primo bancomat. E non temo di sbagliare dicendo che l’unica differenza tra bianco e nero, riconosciuta da certi neri, sta nella distinzione tra uomo-con-soldi e uomo-senza-soldi: un bianco con una macchina è visto da alcuni come una buona probabilità di guadagno, specialmente da chi ha l’autorità di poter far leva su un pretesto qualsiasi per raggiungere tale scopo.
Francamente non so come prendere il tuo commento: noi siamo stati due settimane senza un accompagnatore facendo migliaia di chilometri e organizzando 3 safari “da soli”, tu scrivi che son diversi anni che vai in Kenya, al tuo attivo hai diversi safari “compreso uno fatto ed organizzato da soli”(cito le tue parole). Cosa dovrebbe rappresentarmi questa tua precisazione? Noi non abbiamo avuto alcun problema nei parchi… Il 3° giorno al Masai Mara abbiamo scelto di prendere una guida Masai per 3 ore prima di ritornare a Nairobi, l’unica guida di tutto il viaggio, Lepapa, che ricordo con grande affetto per la grande pazienza nel delucidarmi alcuni particolari sulle credenze religiose Masai e Kikuyu. Ci siamo impantanati nel fango (la foto sull’articolo), io e Lepapa siamo scesi dalla macchina per tentare di farla ripartire mentre Martina si era allontanata per riprenderci da lontano. Dopo una ventina di minuti, a dispetto delle rumorose sgassate, la macchina era stata spostata di pochi centimetri ma le ruote erano sempre nella pozza di fango fresco. Un ranger passa, e con lui alla guida e noi a spostare il retro-treno stavolta in tre riusciamo a rimettere la macchina sulla pista. Cento metri più in là si era appena risvegliato un branco di 7 leoni al quale credo abbiamo fatto un centinaio di foto ma, credimi, nessuno si era alzato per il rumore “a chiedere perché la macchina ti si è fermata sul loro territorio, ti attaccano e basta” (cito le tue parole)…
Se non ci fossimo impantanati non li avremmo mai visti a un metro di distanza com’è poi accaduto quando attraversarono la strada davanti a noi…
– Valentina, grazie per l’augurio…