Armi, droga, esseri umani, pesca illegale: gli sporchi traffici nell’Oceano Indiano

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Andrew Mwangura
Mombasa, 10 marzo 2014
L’Oceano Indiano è il terzo in ordine di grandezza dei cinque oceani e collega l’Africa all’Asia e all’America.  Spesso i commerci tra i due continenti non sono proprio del tutto trasparenti.  In alcuni porti, grazie alla compiacenza di funzionari e poliziotti corrotti, accade di tutto: sono tollerati traffici di droga e di armi, pesca illegale e persino il commercio di esseri umani.

Succede a Mombasa, il porto principale del Kenya: due pescherecci battenti bandiera indonesiana (il Bekat Menjala e il Samdera Pacific), entrambi ricercati dall’Interpol, hanno raggiunto il porto keniota a metà dello scorso mese e, grazie ad alcuni funzionari compiacenti, nascoste le reti, hanno potuto tranquillamente lasciare le acque territoriali. Sono ricercati perché segnalati dalle autorità sudafricane per pesca illegale. Sono autorizzati a operare solamente nelle acque territoriali del proprio paese. Avrebbero lasciato il porto di Cape Town senza autorizzazione.

La stessa cosa è accaduta con altre quattro imbarcazioni battenti bandiera di Taiwan, Hsien Ming, Chang Fa, Shyang Chang e Lia Yang Yu. Carrette del mare, imbarcazioni ad alto rischio, sia per l’equipaggio che per l’ambiente (coste e mare aperto).

A bordo di quei pescherecci ci sono quindici marinai nord-coreani ben noti alle autorità per traffici di armi, pesca illecita ed altro. Si sa, il porto di Mombasa è un porto “sicuro”, un porto che conviene a chi ha qualcosa da nascondere.

Già nel 2007, il 15 ottobre, un altro peschereccio battente bandiera nordcoreana, il Chilbo San, aveva scaricato un un’enorme quantità di nototenide della Patagonia, un pesce di cui la cattura è assolutamente vietata. Prima di riprendere il largo, con il pretesto di dover fare delle piccole riparazione nella plancia, ha caricato nuova esca per continuare la pesca illegale.

Un’altra imbarcazione nordcoreana, la Chilsanbong Cheonnyeonhoch, è sotto sequestro dal 2012 in Somalia. Nessuno ne parla, ma pare che sia stata catturata dai pirati a fine marzo dello stesso anno e che alcuni membri dell’equipaggio siano stati feriti seriamente. Ora fonti nordcoreane riferiscono che la nave non sia mai stata assicurata, dunque sarà difficile che sia l’imbarcazione, sia i marinai possano lasciare il porto somalo in un prossimo futuro.

Nel dicembre del 2012 la polizia marittima del Puntland (regione nord-orientale della Somalia) ha colto in flagranza di reato i trentatré membri dell’equipaggio di una nave battente sempre bandiera nordcoreana, la Dae San, mentre scaricava in mare, precisamente a tredici miglia nautiche est di Bosaso, cinquemila tonnellate di cemento, destinato ad un committente a Mogadiscio, che, essendo stoccato male e dunque non più utilizzabile, lo ha rifiutato. Ora, giustamente, le autorità governative del Puntland hanno chiesto che tutto l’equipaggio venga processato.

La stessa nave, la Dae San è stata precedentemente nel porto di Mombasa (19 settembre 2011) dove avrebbe caricato 7000 tonnellate di urea per ordine dell’agenzia “Inchcape Shipping Services”. Poi avrebbe lasciato il porto senza precisare la propria destinazione. Fonti sicure dicono che si sia diretta verso nord. E’ arrivata nel porto di Mogadiscio il 21 settembre. Le ultime notizie di questa nave risalgono al 24 settembre quando la sua posizione era la seguente: Latitudine 2.00473 Longitudine 45.32897 alle 21:20 ora locale.

Sappiamo che mentre questa nave era nel porto di Mogadiscio, c’erano anche altre due navi attraccate a poca distanza: la panamense Lucky Lady e la togolese Ashraf. Oltre a kenioti e somali, sono molti i nordcoreani coinvolti in atti criminali in Tanzania e nella regione dei Grandi Laghi. Più fonti di Dar Es Salaam e del Lago Vittoria raccontano che diciotto tecnici militari nordcoreani si trovino in Mwzuana a riparare jet da combattimento dell’aeronautica della Tanzania.

I miei contatti riferiscono che il mercantile nordcoreano Chong Chon Gang è stato intercettato nel canale di Panama il 16 luglio 2013 mentre trasportava due MiG-21 del 1950, destinati alla Tanzania. La Chong Chon Gang era partita da Cuba. A metà dello scorso anno trentacinque membri dell’equipaggio sono stati incriminati dalla polizia panamense per traffico illegale di armi, nascoste in un carico di zucchero proveniente da Cuba. Qualche anno prima il cargo era già stato fermato in Ucraina per traffico di droga e altr

Il percorso del Chong Chon Gang si intrecciava nel 2012 con quello di un’altra nave nordcoreana, Oun Chong Ho Nyon. Transitata attraverso il Canale di Panama è stata attraccata all’Avana il 4 e il 5 maggio 2012. I movimenti dell nave hanno ha confermato che il Oun Chong Nyon Ho è passato da Nakhodka , Russia , alla fine di febbraio 2012, poi è arrivato sul lato dell’Oceano Pacifico dl Canale di Panama nell’aprile successivo.

Poi è tornato a Cuba in maggio tornando indietro nel Canale di Panama in giugno, ed è stato visto l’ultima volta mentre navigava in direzione di Nampho, Corea del Nord, nell’agosto 2012. La Chong Chon Gang ha una storia di contrabbando. La nave che ha 36 anni di vita è stata bloccata in Ucraina nel 2010: a bordo è stata trovata droga e altra merce di contrabbando .

Tra l’altro la stessa nave, registrata nel 1977 a Pyongyang, ha violato le leggi marittime internazionali nel 2001, attraversando le acque territoriali della Corea del Sud vicino a Jeju, senza l’approvazione da parte delle Autorità Marittime sudcoreani.

Andrew Mwangura
Segretario Generale del
Seafarers Union of Kenya

www.piracyreport.com

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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