Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
7 marzo 2014
Nella Repubblica Centrafricana i musulmani muoiono di fame. A Bodo, una città a soli 120 chilometri da Bangui, la capitale, gli anti-balaka, i miliziani cristiani, hanno vietato di vendere cibo ai musulmani. Non possono uscire dai loro quartieri, malgrado la presenza delle forze francesi. Solo due giorni fa Al-Haj Abdou Kadil ha dato l’estremo saluto ai suoi due figlioletti: Mousa di tre e Mohammed di 5 anni. Sono morti di fame.
Lui, il padre e la madre dei due bimbi non hanno nemmeno la forza di piangere. A malapena si reggono in piedi dalla debolezza; i loro due figli non ce l’hanno fatta. I soldati francesi, presenti sul territorio, non hanno potuto impedire che ciò accadesse. La violenza delle forze anti-balaka è tale che persino il corpo di pace operativo nella Repubblica centrafricana con otto mila uomini (duemila soldati francesi dell’operazione Sangaris e seimila soldati africani della missione internazionale MISCA) non riescono a far fronte a questo bagno di sangue, di sterminio etnico.
Secondo un rapporto di Human Rights Watch solo pochi giorni fa il governo francese, dietro richiesta del ministro alla difesa Jean-Yves Le Drian, ha inviato nel Paese altri quattrocento militari; il suo contingente è ora formato da duemila uomini. Dal canto suo il ministro agli affari esteri francese Laurent Fabius ha sollecitato l’UE ad inviare quanto prima i cinquecento uomini promessi in appoggio dei contingenti già presenti.
Anche il segretario generale dell’ONU Ban-ki moon non nasconde la sua preoccupazione: “Nuvole nere colme di atrocità di un’ampiezza mai vista, coprono il cielo del CAR.”
Secondo il rapporto di Human Rights Watch la comunità internazionale deve inviare quanto prima rinforzi per fermare le violenze degli anti-balaka (il gruppo è prevalentemente costituito da cristiani e animisti) per contrastare le violenze subite negli anni scorsi dai seleka (musulmani). Ora sono i musulmani a fuggire, a subire i continui attacchi della controparte.
In molte città gli islamici sono scappati, le moschee sono state abbandonate o molte sono state completamente distrutte. Peter Bouckaert, responsabile per le emergenze di Human Rights Watch conferma che le truppe di pace non sono in grado di contenere l’ondata di violenza e non riescono a proteggere né le case e le vite dei musulmani residenti da generazioni nel CAR.
Nelle ultime settimane moltissimi musulmani sono scappati, attraversando il confine del Ciad e del Camerun. Il primo Marzo dei camion, scortato dalle forze di pace, hanno trasportato residenti non cristiani di Boali, Bossemptele e Baoro fino al confine con il Camerun. A Boali 650 di loro hanno vissuto per sei settimane sotto la protezione della chiesa cattolica. A Boaro il convoglio ha evacuato gli ultimi venti musulmani rimasti, anche loro protetti dalla chiesa. In passato la città contava oltre quattromila residenti fedeli a Maometto e dodici moschee.
A Bossemptele ne sono stati evacuati centonovanta; altri 65 non erano trasportabili: troppo deboli o ammalati per affrontare il viaggio con i camion. Halima, una donna di 25 anni, debole e malnutrita, racconta che a gennaio gli anti-balaka avrebbero ucciso il marito e il suocero, mentre i loro tre figli sarebbero spariti nel caos di quel giorno. E aggiunge: “Volevo salire sul camion il primo marzo, ma ero troppo debole. Ho chiesto aiuto, nessuno è venuto.”
La storia di Halima è una storia nella storia. Come quella dei genitori i cui figli sono morti di fame. Tragedie che in occidente non interessano nessuno. In Centrafrica si continua a morire, a fuggire. Forse, un giorno, quando ci saranno più truppe di pace che abitanti, qualcuno aprirà gli occhi.
Cornelia I. Toelgyes
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