Nostro servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
2 marzo 2014
Questa mattina l’ennesimo attacco del gruppo estremista islamico Boko Haram a Maiduguri, nel nord-est della Nigeria. Due bombe sono esplose in un mercato rionale molto frequentato, poco lontano dall’aeroporto. I morti sarebbero una settantina. Alcune case sono crollate e diverse vittime sono state estratte dalle macerie.
Un portavoce della Croce Rossa ha raccontato che molti sono morti mentre tentavano di soccorrere le vittime della prima bomba. Proprio in quel momento, infatti, è esplosa la seconda. I Boko Haram non lasciano nulla al caso. Ogni attacco è ben studiato nei minimi dettagli e questo è il terzo in una sola settimana: lunedì sono morte 29 persone, quasi tutti alunni di un collegio rurale nello Stato dello Yoba, e altre 37 giovedì durante un attacco nella città di Adamawa e nei villaggi vicini.
Il gruppo terrorista di matrice jihadista prende di mira molto spesso scuole e collegi: non conosce pietà nemmeno nei confronti di bambini e adolescenti.
Non sono solo i terroristi a mietere vittime, anche i bombardamenti dell’aeronautica nigeriana fanno la loro parte. Durante un’incursione contro i Boko Haram, venerdì scorso, nel villaggio di Daglun, sono morti venti civili. Naturalmente sia le forze militari sia il governo nigeriano non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito.
Chi soffre, chi muore, è sempre la povera gente, le persone indifese che andrebbero protette. Ma sappiamo bene che il presidente Goodluck Jonathan è molto impegnato su un altro fronte: deve sconfiggere a tutti costi i gay nel suo paese. Solo poco settimane fa ha varato leggi draconiane che prevedono anche la pena di morte per lapidazione, se il “diverso” è musulmano e residente in uno dei nove stati della Nigeria dove si viene giudicati secondo la Sharia. I Boko Haram, le guerre etniche e la corruzione endemica sono per lui solo piccoli problemi marginali.
Eppure appena due settimane fa, Goodluck Jonathan, aveva esultato: “Abbiamo sconfitto i Boko Haram.” Sì, le sue truppe avevano chiuso centinaia di chilometri di confine tra la Nigeria e il Cameroun, perché è lì che i membri dei Boko Haram cercavano di scappare per sfuggire agli attacchi di terra delle truppe governative e ai bombardamenti dell’aeronautica militare nigeriana nella zona, dove da tempo il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza. Dopo questa sua trionfante esternazione sono morte oltre 300 persone in poco più di due settimane.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes
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