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Migranti in fuga assaltano Melilla, enclave spagnola in Marocco

Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
1° marzo 2014
Oggi all’alba, duecento giovani (e cosa assai inusuale, questa volta c’era anche una giovane donna tra loro) proventi da Paesi dell’Africa sub sahariana hanno cercato di guadagnare la porta verso la sicura Europa, cercando di scavalcare la recinzione che segna il confine tra il Marocco e l’enclave spagnola di Melilla. E’ stato – secondo quanto assicurano le forze di sicurezza spagnole – il più corposo assalto degli ultimi anni.

Presto molti di quelli che sono riusciti a superare la barriera saranno espulsi e riportati indietro, anche perché il centro d’accoglienza di Melilla è stato predisposto per 480 persone. Ora ce ne sono 1300.

Non è il primo e non sarà l’ultimo assalto organizzato dai rifugiati: l’allarme è scattato all’inizio di febbraio quando quattordici migranti erano annegati cercando di raggiungere l’enclave spagnola di Ceuta in Marocco. I servizi di sicurezza marocchini sostengono che nell’entroterra ci sarebbero altri trentamila potenziali richiedenti asilo che vorrebbero entrare in Europa attraverso i due territori spagnoli – Ceuta e Melilla – in territorio africano. La maggior parte di loro dichiara di venire dal Cameroun e dalla Guinea.

Si affidano a caro prezzo a contrabbandieri di uomini, che con grossi camion li trasportano fino nel Marocco, a pochi chilometri da Melilla, dove, in accampamenti di fortuna senza nessuna assistenza, attendono il loro turno per tentare di entrare nell’enclave. Sono migranti disposti a sopportare tutte le privazioni: fame e disperazione sono ben più grandi della paura di ferirsi o di morire.

Anche a Ceuta ci sono stati dei morti una quindicina di giorni fa quando una trentina di ragazzi hanno tentato di scavalcare la rete metallica di ultima generazione, lunga dodici chilometri, doppia, alta sei metri e a tratti, rinforzata con filo spinato “NATO”. In alcuni punti confina con il mare. Infatti, alcuni dei rifugiati sono annegati, perché la guardia civil, per impedire che raggiungessero la cima della rete, ha sparato proiettili di gomma e utilizzato gas lacrimogeno.

Il ministro degli Interni spagnolo, Jorge Fernandez Diaz ha giustificato l’azione delle forze dell’ordine con queste parole: “Spesso i giovani lanciano pietre ed altri oggetti per colpire gli  uomini alla guardia civil. Per questioni umanitarie abbiamo utilizzato solamente pallottole di gomma, con il solo scopo di spaventarli. Resta il fatto – ha aggiunto – che la guardia civil ha salvato la vita a migliaia di loro in passato”.

Celia Malstroem, commissario per gli affari interni dell’Unione Europea non si è ritenuta soddisfatta di tali giustificazioni, perché alcuni profughi hanno riferito che le forze dell’ordine avrebbero sparato di proposito, prendendo la mira. Per questa ragione la commissaria ha chiesto l’acquisizione dei filmati ed inoltre ha minacciato che, nel caso in cui uno stato membro dell’UE avesse infranto le leggi vigenti nell’Unione, sarebbero scattate disposizioni del caso.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter  @cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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