Massimo A. Alberizzi
22 febbraio 2014
Se volevano far sapere al mondo che Al Qaeda in Somalia non è stata per nulla distrutta ed è in grado di colpire ancora pesantemente, ci sono riusciti. “Ci sono brandelli di carne umana dappertutto, cadaveri carbonizzati, auto calcinate”, urlava al telefono lo stringer di Africa ExPress da Mogadiscio subito dopo l’attentato ieri mattina a Villa Somalia, l’ex Villa Italia, residenza del governatore italiano durante il periodo coloniale e ora palazzo del presidente della repubblica.
Villa Somalia è una fortezza all’interno della quale sono sistemate diverse palazzine tra cui la residenza del capo dello stato, quella del primo ministro, di alcuni comandanti dell’esercito, una moschea e diversi uffici.
L’assalto contro il complesso è cominciato a metà mattina mentre il presidente Hassan Sheikh Mohamud stava preparandosi ad andare in moschea per la preghiera del venerdì. Era in ritardo e forse si è salvato per questo.
Un commando ha attaccato l’entrata settentrionale dell’enorme compound mentre un kamikaze a bordo di un’auto imbottita di esplosivo si è lanciato contro un altro ingresso molto vicino alla moschea dove era atteso per la preghiera il capo dello Stato, che era appunto in ritardo.
Un terzo gruppo di ribelli incursori (almeno una dozzina di uomini) approfittando dello smarrimento seguito agli scoppi ha superato le fortificazioni del muro di cinta è sparando all’impazzata si è fatto strada verso la moschea, tentando di superare lo sbarramento delle forze di sicurezza prontamente intervenute.
Villa Somalia da un paio di settimane è ogni notte sotto attacco da parte degli shebab che lanciano mortai e missili nella speranza di colpire la residenza del presidente. Secondo notizie inviate sommariamente ad Africa ExPress, anche via twitter, in queste ultime settimane le truppe governative e i soldati del contingente dell’Unione Africana subiscono continui attacchi. Giovedì notte una furiosa battaglia è scoppiata nel quartiere di Daynile. E se di giorno il governo può dire do controllare la capitale di notte le parti si invertono. I lealisti e i loro alleati si rintano nelle loro caserme e la città passa in mano gli shebab, che ormai si sono infiltrati ovunque.
Massimo A. Alberizzi
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