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Pulizia etnica e omicidi settari nella Repubblica Centrafricana: Amnesty critica l’inerzia del contingente di pace

Africa ExPress
12 Febbraio 2014
Forte denuncia di Amnesty International sulla situazione nella Repubblica Centrafricana. Secondo la prestigiosa organizzazione, la forza internazionale di peacekeeping non è in grado d’impedire la pulizia etnica in atto contro la comunità musulmana che abita le zone occidentali del Paese.  

I violenti attacchi delle milizie anti-balaka a maggioranza cristiana contro i musulmana stanno provocando un esodo di proporzioni bibliche. Nel suo rapporto, Amnesty International contesta la reazione tiepida della comunità internazionale alla crisi in corso da oltre un anno nell’ex colonia francese, mettendo in evidenza come i peacekeeper dispiegati nel Paese siano stati riluttanti a contrastare le milizie anti-balaka e a proteggere la comunità islamica.

Nelle ultime settimane, Amnesty International ha raccolto oltre 100 testimonianze dirette di attacchi su larga scala compiuti dalle milizie anti-balaka contro la popolazione civile musulmana nelle città di Bouali Boyali, Boussembele, Bossemptele e Baoro. I peacekeeper non sono stati dispiegati in queste aree, lasciando i civili senza protezione.

L’attacco più grave – c’è scritto nel rapporto di Amnesty – è avvenuto il 18 gennaio a Bossemptele e ha provocato almeno 100 vittime tra la popolazione musulmana, tra cui donne, anziani e un imam settantenne.

Per scampare agli attacchi, la popolazione di religione islamica di numerosi villaggi e città ha abbandonato le proprie abitazioni mentre i pochi rimasti hanno cercato riparo in chiese e moschee.

Le preoccupazioni sulla natura settaria della violenza nella Repubblica Centrafricana avevano spinto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel dicembre 2013, ad autorizzare l’invio di una missione militare nel paese. La forza di pace – composta da 5500 soldati dell’Unione africana e da 1600 soldati francesi – è stata dislocata a protezione di Bangui e di alcune città a nord e a sudovest della capitale. Ma persino qui, nel quartiere musulmano PK5, migliaia di civili stanno continuando a lasciare le loro abitazioni.

La violenza, l’odio e l’instabilità sono il risultato diretto della continua violazione dei diritti umani cominciata nel dicembre 2012, quando le forze seleka a prevalenza musulmana hanno lanciato un’offensiva culminata nella presa del potere, nel marzo 2013. Al governo per circa 10 mesi, le forze seleka hanno compiuto massacri, esecuzioni extragiudiziali, stupri, torture, saccheggi e distruzioni di massa dei villaggi cristiani.

Alla ritirata dei miliziani seleka, il contingente internazionale ha consentito alle milizie anti-balaka di prendere il controllo del territorio, città dopo città, villaggio dopo villaggio. La violenza e l’espulsione forzata dei civili musulmani erano del tutto prevedibili.

Anche se allontanati dal potere e con una ridotta capacità operativa e di movimento, le forze seleka hanno proseguito a compiere attacchi vigliacchi contro i civili cristiani e le loro proprietà. Uomini armati delle comunità musulmana, agendo in modo indipendente o nell’ambito delle forze seleka, si sono resi protagonisti di attacchi brutali e settari contro i civili cristiani.

Amnesty International ha sollecitato la missione internazionale a proteggere i civili musulmani ancora rimasti nel paese, a prendere il controllo delle forze anti-balaka e a inviare truppe in numero sufficiente nelle zone minacciate da queste ultime.

Afex

 

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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