Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
8 marzo 2014
Il mondo occidentale ricorda oggi le sue grandi donne, tutte le donne. Noi vogliamo ricordare quelle del Continente dimenticato. Ce ne sono molte, moltissime e per lo più sono grandi in silenzio. Lavorano, mantengono spesso la famiglia da sole. Sono madri eccellenti.
Ellen Johnson Sirleaf, nata il 29 ottobre 1938 a Monrovia è stata eletta come prima donna presidente africana nel 2005, ruolo che copre ancora oggi come capo dello Stato della Liberia. Tenace, audace, laureata a Harvard è stata insignita anche del Premio Nobel per la Pace nel 2011, premio che ha condiviso con altre due donne, la sua connazionale, Leymah Gbowee, avvocato per i diritti femminili e la yemenita, attivista Kwakkul Karman.
La motivazione per il conferimento del premio è stata la seguente: “Per le loro battaglie non violente ed il grande potenziale che le donne possono rappresentare per costruire la pace e la democrazia”.
Joyce Banda, nata il 12 aprile 1950 nel Malawi – sposata, tre figli, attivista per i diritti civili delle donne – ha ricoperto diversi incarichi quale ministro e vice-ministro nel precedente governo. E’ stata nominata presidente del Malawi il 7 aprile 2012, dopo l’improvvisa morte del suo predecessore Bingu wa Mutharika.
Nel mese di gennaio di quest’anno la stampa internazionale e http://www.africa-express.info/2014/01/29/malawi-un-governo-africano-che-combatte-la-corruzione/ ha parlato di lei, del suo grande coraggio nel voler combattere la corruzione nel suo paese.
Si dice che sia la donna più potente dell’Africa e nella graduatoria internazionale occupa il settantunesimo posto.
Le donne africane sanno farsi valere. Forza dunque e auguri a tutte le grandi, piccole e forti donne del mondo.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter: @cotoelgyes
Nella foto in alto di Nakano Tomoaki, Ellen Johnson Sirleaf con il direttore di Africa ExPress, Massimo Alberizzi un momento dopo che la televisione ha annunciato la sua elezione a presidente della Liberia nel 2005. Più in basso la presidente del Malawi, Joyce Banda
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CONSIGLIO VIAMENTE DI LEGGERE ANCHE QUALCOSA DI PIÙ REALE, O RISCHIAMO DI FARE GLI AUGURI A QUALCHE AGUZZINA. VI RINGRAZIO PER L'ATTENZIONE, SINCERAMENTE, BUONA GIORNATA A TUTTI.
http://www.africanvoices.it/merita-ellen-johnson-sirleaf-il-premio-nobel-per-la-pace/
Grazie Manuela ho letto l’articolo in cui si pongono dei dubbi sull’assegnazione a Ellen del Premio Nobel.
Ho conosciuto molto bene Melles Zenawi, il primo ministro etiopico, morto due anni fa. Lo considero uno dei pochi statisti che abbia avuto l’Africa. Quando ha chiuso alcuni giornali dell’opposizione, l’ho rimproverato. Ero nel suo ufficio. Chiamò la sua fedele segretaria, Aster, che parla perfettamente italiano, e le chiese di tradurmi alcuni passi di altrettanti articoli.
Effettivamente erano brani che incitavano alla violenza e alla guerra etnica. “E’ giornalismo questo? - mi chiese - Non posso permettermi di far parlare chi semina violenza; rischio di far esplodere il mio Paese”. “Mi dispiace”, si scusò, e sono certo che gli dispiaceva davvero”.
La stessa cosa è successa in Liberia.
Per altro Reporter senza frontiere pone la Liberia al 97° posto nella classifica della libertà di Stampa (L’Italia è al 57°) ma sottolinea che il Paese ha fatto grandi progressi salendo di ben 13 posizioni (era al 110° posto)
Ellen è stata la prima capo di stato africana a varare il Freedom of Information Act, che in Italia non c’è ancora. Per questo ha ricevuto un premio dagli Amici dei Media africani.
La signora è anche spiritosa. Il 1° aprile 2011 disse ai reporter che avrebbe messo in galera il capo dell’opposizione per aver organizzato una manifestazione contro la corruzione. Il giorno dopo specificò che era stato un pesce d’aprile.
Criticano Ellen perché è stata alleata di Charles Taylor. E’ vero. Ma questo accadeva quando Taylor sembrava il liberatore della Liberia e al potere c’era Samuel Doe, un dittatore sanguinario che durante il colpo di stato con cui era andato al potere aveva fatto assassinare presidente in carica e alcuni membri del suo governo sulla spiaggia di Monrovia. Solo dopo Taylor si è rivelato un mascalzone.
Ho conosciuto abbastanza bene Ellen e credo che comunque resti una dei leader migliori che abbia il continente.
Tieni poi presente che lei è una congo, cioè una discendente degli schiavi liberati americani (anche se questo non è vero; il padre è gola e la madre non ricordo, ma lei è considerata Congo): le etnie autoctone non la amano affatto e le hanno messo i bastoni tra le ruote.
Nell’indice della corruzione mondiale stilato dall’organizzazione Transparency International l’Italia figura al 73° posto e la Liberia al 90°. Credo che sia un buon risultato.
(La foto con cui sono fotografato qui assieme a Ellen Johnson Sirleaf è stata scattata da Nakano Tomoaki pochi secondi dopo l’annuncio della vittoria nel 2005)