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Cornelia I. Toelgyes
15 febbraio 2014
Una ventina di cadaveri sparsi in mezzo alla strada ed una bambina di soli undici anni, rannicchiata in un angolino, troppo debole per potersi alzare, senza cibo nè acqua da giorni. E’ l’unica sopravvissuta di un villaggio musulmano situato a ovest di Bangui, la capitale delle Repubblica Centrafricana. I suoi compaesani, vicini, amici, tutti uccisi o fuggiti, racconta Donatella Rovera, responsabile di Amnesty International.
Come preannunciato, il ministro alla difesa francese, Jean-Yves Le Diran, si è recato mercoledì scorso a Bangui, dove ha incontrato i soldati francesi dell’operazione Sangaris, mentre i colloqui con la neo-presidente di transizione Carmen Samba Panza si sono svolti a Mbaiki a 80 chilometri dalla capitale. Mbaiki illustra bene la realtà del Centrafrica attuale: pochissimi musulmani, forse una decina, sono rimasti, gli altri, oltre duemila, sono fuggiti, abbandonando tutto, la scorsa settimana.
Il paese è sprofondato nel caos nel marzo del 2013 dopo un colpo di stato ad opera di Michel Djotodia, allora a capo della coalizione ribelle Seleka a maggioranza musulmana. Djotodia è stato costretto alle dimissioni il 10 gennaio scorso, vista la sua assoluta incapacità di porre fine alle faide tra gli ex-Seleka e le milizie cristiane anti-balaka.
Molti musulmani sono fuggiti nei paesi confinanti, Camerun e Ciad; ottocentomila persone si trovano nei campi allestiti per gli sfollati e, secondo l’ONU, 1,3 milioni di persone (un quarto della popolazione del CAR) ha bisogno di assistenza alimentare immediata.
Vista la gravità della situazione che non tende a migliorare, Ban Ki-moon ha chiesto alla Francia di inviare altri 400 soldati nella sua ex-colonia, appello che il governo francese ha accolto. Parigi ha già inviato nella Repubblica Centrafricana 1500 militari, oltre alle truppe della FOMAC (Central African Multinational Force).
In un suo rapporto di pochi giorni fa, Amnesty International aveva evidenziato la passività delle forze di pace presenti nel Centrafrica, di fronte alle violenze, atrocità, massacri, esecuzioni.
Forse è in risposta a tali accuse che il ministro francese Le Drian ha inasprito i toni contro le milizie che stanno devastando la ex-colonia francese, sottolineando che le forze internazionali sarebbero pronte a porre fine ai massacri, e, se necessario, anche con la forza.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes
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