Dal Nostro Corrispondente
Arturo Rufus
Nairobi, 1° febbraio 2014
“Gli shebab sono pronti a colpire ancora in Kenya” e la paura serpeggia tra la gente. Il serio allarme antiterrorismo lanciato dall’intelligence americana (“Ci aspettiamo in un prossimo futuro un attentato contro un obiettivo strategico”) ha fatto demoltiplicare le misure di sicurezza. Entrare nei centri commerciali è diventato più complicato. La sicurezza privata, i cui controlli fino a poche ore fa (nonostante l’attacco al Westgate del settembre scorso) erano superficiali, ora sono diventati più puntuali.
Peccato che poco dopo un’auto con dentro un gruppo di persone non si è fermata a un posto di blocco ed è stata bersagliata dalla polizia. E’ riuscita a scappare e a far perdere le tracce, ma dopo un’ora è stata ritrovata e dentro c’era in cadavere di un somalo.
A Malindi in settimana è stato ucciso un agente dell’FBI che si occupava di terrorismo e a Diani, poco a sud di Mombasa è stato trovato un arsenale a casa di una persona considerata un simpatizzante fondamentalista, mentre due imam sono stati ammazzati.
Secondo quanto a rivelato a Africa Express un giornalista caporedattore di un quotidiano locale, le autorità hanno chiesto ai media di tenere un basso profilo per non mettere in imbarazzo il Paese. Il turismo è una delle più importanti risorse economiche del Kenya. Le cellule islamiche si anniderebbero soprattutto sulla costa.
Il questi giorni sono stati rivelati alcuni documenti di intelligence che raccomandano la massima prudenza perché gli shebab, la filiale somala di Al Qaeda sta preparando diversi attentati nei Paesi impegnati in Somalia nell’operazione di peacekeaping sotto le bandiere dell’Unione Africana: Kenya, Etiopia, Uganda, Burundi, Gibuti.
La rivelazione sicuramente più autorevole (e più preoccupante) è quella del direttore della National Intelligence americana, James Clapper, riferita durante un’audizione davanti alla commissione per la sicurezza del Senato: “Gli shebab stanno preparando nuovi attacchi in Kenya e in altri Paesi dell’Africa Orientale. I governi hanno molte difficoltà a proteggere i potenziali obbiettivi che possono essere presi di mira”.
Il governo keniota l’ha recepita in toto e ha messo in atto imponenti misure di sicurezza.
A Eastleigh il quartiere somalo di Nairobi, soprannominata “Little Mogadishu” ora è assai complicato muoversi e la polizia ha arrestato, dopo diverse retate, un centinaio di persone sospettate di avere contatti con i terroristi. Le perquisizioni nelle moschee sono continue.
Le stazioni dei matatu (i minibus utilizzati per i trasporti urbani e interurbani), considerate obbiettivi sensibili perché già prese di mira altre volte, pullulano di agenti di polizia in uniforme, ma soprattutto in borghese.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi
Il giornali del Kenya e i titoli ieri sull’allerta anti-terrorismo. Sotto, i controlli prima di entrare all’aeroporto
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