Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 20 gennaio 2014
Mentre a Bangui oggi il parlamento provvisorio sceglie il nuovo presidente, la violenza non accenna a diminuire nella Repubblica Centrafricana. Ieri gang cristiane sono andate a caccia di musulmani: un paio di fedeli di Allah sono stati linciati in strada e i loro corpi bruciati sul selciato insegno di disprezzo.
I capi della banda sono stati intervistati e non hanno avuto alcuna remora a dichiarare di aver agito per vendetta. “Forse – hanno sostenuto – quegli islamici erano coinvolti in alte violenze religiose”. Forse. Nella Repubblica Centrafricana basta un “forse” per venire ammazzati. Una violenza senza senso che si sta trasformandosi rapidamente in genocidio, come hanno messo in guardia le Nazioni Unite. Le gang hanno comunque assicurato che si vendicheranno contro i musulmani.
Fino a una decina di giorni fa erano i musulmani, protetti dall’allora presidente Michel Djatodia islamico nonostante il nome, a dare la caccia ai cristiani. Poi, dopo le dimissioni l’11 gennaio del leader che era stato portato al potere dai suoi miliziani del gruppo Seleka, le parti si sono ribaltate e i cristiani da cacciati sono diventati cacciatori.
Appena l’ex presidente ha lasciato il suo incarico è tornata una campa apparente perché dopo qualche giorni i cristiani si sono scatenati per vendicare i loro cari uccisi dai musulmani. Venerdì scorso, hanno riferito le agenzie umanitarie, 22 persone sono state uccise da un commando che ha attaccato un convoglio che stava evacuando un gruppo di islamici.
La Croce Rossa Internazionale, in un comunicato diffuso da Ginevra, ha fatto sapere di aver raccolto per le strade di Bangui 25 corpi di persone ferite, alcune gravemente. Nello stesso documento l’organizzazione si dice preoccupata per le sorte di chi è rimasto nella capitale. La maggior parte della popolazione è fuggita ma alcuni una percentuale non ha voluto lasciare i propri beni.
In lizza per la presidenza ad interim, che sarà decisa dal parlamento temporaneo, ci sono otto candidati, scelti con criteri assai stretti, tra cui quello di non essere stati membri di gruppi militari, specie del Seleka, e di non aver lavorato per il presidente Djotodia.
Tra i candidati ci sono due figli di presidenti, Sylvain Patassé, il cui padre, Ange-Félix, è stato l’unico leader del paese democraticamente eletto, e governò dal 1993 al 2003, e Désiré Zanga-Kolingba, il cui padre, André il 1° settembre 1981 si impadronì del potere, che tenne fino al 1983, con un colpo di Stato. Altro candidata la sindaco di Bangui, Catherine Samba Panza.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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