Massimo A. Alberizzi
6 gennaio 2014
Il presidente sudanese Omar al Bashir è volato questa mattina a Juba, capitale del Sud Sudan, per incontrare il suo omologo Salva Kiir. Ufficialmente il leader di Khartoum intende sostenere gli sforzi di pace della diplomazia per porre fine alla guerra civile che sta devastando la più giovane nazione del mondo. In molti temono che Bashir, ricercato dal tribunale internazionale perché accusato di genocidio, intenda invece ridurre il sud Sudan a una sorta di protettorato del Sudan.
Secondo l’agenzia nazionale di stampa nazionale sudanese SUNA, Bashir è accompagnato dal suo ministro della difesa, Abdel Rahim Hussein, dal ministro degli esteri, Ali Karti, dal ministro del petrolio, Makawi Mohamed Awad, dal ministro degli affari presidenziali, Salah Wansi, e dal direttore dei servizi segreti, Mohamed Atta. La composizione della delegazione fa sospettare che il presidente sudanese non sia interessato soltanto alla pace nel sud.
Se Salva Kiir ha deciso di invitare Bashir a Juba deve sentirsi in una situazione piuttosto difficile. Militarmente non riesce ad avere la meglio sulle forze ribelli dell’ex vicepresidente Riek Machar, defenestrato dallo stesso Salva Kiir nel luglio scorso. La battaglia infuria per il controllo di Bor. I governativi hanno promesso di ricatturare la città in mano alle forze ribelli. Da giorni però non riescono a mantenere la loro promessa. Ancora nelle mani delle forze di Riek Machar la città di Bentiu, nell’aerea dove si estrae il petrolio sud sudanese.
La dimensione della debolezza di Salva Kiir si misura dal fatto che molti dinka l’hanno abbandonato e si sono schierati con il campo di Machar, il che confonde ancora di più la situazione.
Massimo A. Alberizzi
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