Massimo A. Alberizzi
29 dicembre 2013
Un pilota dell’aviazione militare eritrea, il maggiore Abtom Kahsay, è scappato a Gibuti e ha intenzione di chiedere asilo politico in un altro Paese, il cui rappresentante ha chiesto ad Africa Express di tenere riservato, almeno per ora.. In questo momento l’ufficiale è trattenuto nel grande centro di Nagdi, una sorta di prigione, dove vengono raccolti i profughi che arrivano a Gibuti. Insieme a lui ci sono almeno 270 eritrei rinchiusi là dentro.
Africa Express ha potuto parlare con Abtom, che ha raccontato di essere entrato nell’aviazione eritrea nel 1992 e ha confermato di aver partecipato ai raid sul Tigray durante la guerra del 1998 con l’Etiopia. In quei giorni era maggio, una squadriglia di bombardieri provenienti dall’Eritrea prese di mira una scuola elementare di Makallè.
L’ufficiale, che era istruttore di pilotaggio, ha poi parlato della sua famiglia: “La mia ex moglie è emigrata in Svezia e con lei i nostri due figli. Mi sono risposato in Eritrea. Ho lasciato la mia seconda moglie ad Asmara. E’ incinta”. Il maggiore Abtom Kahsay è scappato a Gibuti il 13 ottobre scorso, ma nessuno aveva dato la notizia che è stata tenuta riservata dagli eritrei e dai gibutini. Anche i siti della diaspora eritrea non ne hanno parlato. Alla domanda perché è fuggito dall’Eritrea, ha risposto semplicemente: “Perché non posso più vivere in un Paese governato da una sanguinaria dittatura”.
Il 2013 è stato un anno di fughe di piloti militari dall’ex colonia italiana, governata da una durissima dittatura: sono almeno 10 gli ufficiali che sono scappati, molti dei quali in Arabia Saudita. A inizio dicembre anche la nazionale di calcio eritrea, che era impegnata in un torneo internazionale a Nairobi, ha chiesto asilo politico e non è rientrata in patria.
Massimo A. Alberizzi
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