Massimo A. Alberizzi
23 dicembre 2013
Natale di terrore per le popolazioni cristiane che vivono in Sud Sudan dove una settimana fa è scoppiata la guerra civile tra i sostenitori dinka del presidente Salva Kiir Mayardit e quelli nuer del vicepresidente Riek Machar, licenziato nel luglio scorso. Salva la settimana scorsa ha accusato Riek di aver tentato un colpo di Stato l’ex vicepresidente ha negato ci sia stato un tentativo di golpe e sostiene che l’avversario ha utilizzato un pretesto per reprimere gli avversari politici.
Funzionari delle Nazioni Unite hanno raccontato che a Bor e Bentiu, capitali rispettivamente del Jonglei e dell’Unity State, la gente è terrorizzata. Le due città sono controllate dalle forze di Riek Machar e la popolazione delle due città è a maggioranza nuer. Se i governativi dovessero ribaltare la situazione e i soldati dinka dovessero rientrare in città, c’è il rischio concreto di assistere a un nuovo genocidio.
In un comunicato Toby Lanzer, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Sud Sudan, parla di esecuzioni sommarie non solo a Bor ma in tutto il Jonglei State. Residenti di Bentiu hanno raccontato di una vera caccia all’uomo con regolamenti di conti. Mentre in questi due Stati ad essere attaccati sono stati i dinka, in altre zone del Paese a subire gli assalti sono stati i nuer.
In queste ore drammatiche per il Sud Sudan si deve sottolineare la mancanza di informazioni sul terzo protagonista della politica del Paese, Lam Akol. Leader degli shilluk, la terza popolazione in ordine di importanza, Lam in ottobre era stato “graziato” dal presidente Salva Kiir e “riabilitato”. Gli osservatori allora si interrogarono: “Graziato per cosa? Quale reato avrebbe commesso, se non quello di criticare il capo di Stato?”
Gli antagonismi tribali sono però utilizzati come pretesto dai leader che aizzano le popolazioni le une contro le altre per motivi che nulla hanno a che fare con le appartenenze etniche, ma piuttosto con interessi economici: i questo caso il controllo dei pozzi di petrolio.
Massimo A. Alberizzi
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