Dal Nostro Inviato
Massimo A. Alberizzi
Johannesburg, dicembre 2013
Il premio Nobel per la pace e leader delle campagne anti apartheid, l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, non è stato molto contento di non essere stato invitato a partecipare al funerale del suo amico Nelson Mandela a Qunu. E critica la decisione dei vertici dell’Africa National Congress di avere escluso dalla cerimonia quegli afrikaner che pure avevano partecipato alla lotta contro la segregazione razziale.
Lamenta, per esempio, l’esclusione dei religiosi della Chiesa Riformata Olandese e l’uso limitatissimo della lingua afrikaner durante la funzione religiosa. Una decisione che – secondo Tutu – contrasta profondamente con il pensiero e l’opera di Mandela rivolti a promuovere sempre e comunque la riconciliazione tra quelli che, durante il regime razzista, erano stati nemici giurati. Nonostante Mandela fosse stato in carcere per 27 anni durante l’apartheid (per scontare una condanna all’ergastolo) una volta graziato e liberato aveva cercato in tutti i modi di favorire l’integrazione razziale in Sudafrica.
Tra l’altro, il primo presidente nero del Paese, per questo atteggiamento rivolto a riappacificare i vecchi nemici, si era attirato le critiche e i rimproveri da parte sei suoi, che covavano invece sentimenti di vendetta razziale.
Famoso il primo giorno da presidente, quando chiamò le guardie del corpo, tutti bianchi, del suo predecessore, F.W. De Klerk, un afrikaner del National Party, e li confermò al loro posto: “Sono certo che voi non servite un uomo, ma il vostro Paese. E quindi so che sarete leali con me come lo siete stati con il mio predecessore”. Ovvio che chi mirava a prendere il loro posto non era rimasto molto contento di quella scelta.
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Sconcerto tra i neri anche la decisione di Madiba di inserire nell’inno nazionale alcune frasi in afrikaner,l nonché di indossare la maglia della squadra nazionale di rugby, lo sport legato alle tradizioni dei bianchi.
Tutu, “the arch”, come lo chiamano affettuosamente i sudafricani, ha criticato anche il ruolo assegnato all’ANC, African National Congress, durante i dieci giorni di lutto nazionale, cominciati il 5 dicembre, giorno della sua morte. Eccessivo, secondo l’ex arcivescovo di Città del Capo. Mandela – ha detto in sostanza – era un leader nazionale non di partito: “E’ stato il costruttore di questo Paese, andando perfino anche oltre il suo ruolo, includendo gli afrikaner nella gestione del potere, anche dopo la fine dell’apartheid. Se avesse organizzato lui i suoi funerali non avrebbe escluso nessuno, come invece hanno fatto i dirigenti attuali.”
Tutu, che ha vinto il premio Nobel nel 1984, è diventato sempre più critico verso l’ANC e in giugno ha giudicato positiva la nascita di un nuovo partito di opposizione in Sudafrica. Mandela e De Klerk hanno vinto il premio Nobel nel 1993.
Massimo A. Alberizzi
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