Massimo A. Alberizzi
18 dicembre 2013
La notte è passata tranquilla a Juba dopo due giorni di combattimenti tra soldati dinka, leali al presidente Salva Kiir Mayardit, e loro colleghi nuer, fedeli al vicepresidente licenziato nel luglio scorso, Riek Machar Teny. Secondo le Nazioni Unite i violenti scontri nella capitale, cominciati domenica, hanno provocato da 400 a 500 morti.
Lunedì scorso Salva Kiir durante una conferenza stampa aveva annunciato che il colpo di stato era fallito e lui e i suoi uomini erano in controllo della situazione. Non era così perche i combattimenti sono continuati per almeno un altro giorno e mezzo. IL presidente on aveva dato bilanci di morti e feriti, ma aveva accusato direttamente il suo ex-vicepresidente di avere ordito la congiura.
Stamattina l’aeroporto di Juba era ancora chiuso o per lo meno i voli in partenza sono stati annullati. In città sono cominciati i rastrellamenti e parecchi ex ministri del governo cancellato con un colpo di spugna da Salva Kiir nel luglio scorso, sono stati arrestati.
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La vita, comunque, sta piano piano riprendendo e al mercato sono ricomparse le bancarelle della frutta e verdura.
Juba, per gli espatriati, è una delle città più care del mondo. I prezzi sono aumentati dopo l’arrivo dei casci blu dell’ONU prima del’indipendenza. Una stanza spoglia in albergo, pavimento in cemento e bagnetto minimo, costa 150 dollari. Affittare una stanza non decente con il bagno in comune, un migliaio di dollari. Probabilmente a Manhattan costa meno.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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Nella foto Riek Machar Teny
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