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Aldo Kaplan
Milano, 6 dicembre 2013
Gandhi ha vinto l’Ambrogino d’oro. La massima benemerenza civica milanese, quest’anno verrà assegnata dalla città a una donna eritrea. Si tratta di Alganesh Fessaha, responsabile dell’ong Gandhi, asmarina e da anni cittadina milanese, italiana e del mondo, che presta aiuto in Italia, a Lampedusa, come in Africa e in Medio Oriente ai profughi provenienti dal Corno d’Africa.
Il suo numero di telefono è diventato un riferimento per la diaspora eritrea che chiede notizie dei propri cari, che segnala scomparse o rapimenti di migranti. “Gandhi” è appunto il soprannome dato ad Alganesh da migliaia di uomini e donne, perlopiù giovani fuggiti dal regime di Isaias Afewerki, che ha riservato in patria a un’intera generazione un futuro in divisa e ai lavori forzati a tempo indeterminato e da cui 3000 persone scappano ogni mese. “Gandhi” lo è diventata sul campo per l’impegno umanitario generoso e senza confini.
Questa donna, esule eritrea e specialista in medicina ayyurvedica, non ha esitato infatti a mettere a rischio la propria vita in Libia come nel Sinai per liberare chi marcisce nelle galere egiziane o libiche o nei lager dimenticati dei trafficanti di esseri umani in Sudan ed Egitto, dedicandosi soprattutto a malati, donne e bambini.
Senza smettere di denunciare ai media di tutto il pianeta tante tragedie ignorate. Il suo impegno ha spinto, ed è una bella novità, un gruppo di giornalisti, inviati di diverse testate nazionali con sede o redazioni a Milano a unirsi per candidarla lo scorso 14 ottobre scrivendo una lettera di presentazione al presidente del consiglio comunale milanese Basilio Rizzo.
Colleghi che in varie circostanze si sono occupati delle tragedie dell’immigrazione, del traffico di esseri umani, di guerre dimenticate e di Africa. Si tratta di Paolo Lambruschi, di “Avvenire”, Massimo Alberizzi, del “Corriere della Sera”, Alberto Chiara e Luciano Scalettari di “Famiglia Cristiana”, Fabrizio Gatti dell’“Espresso” e Raffaele Masto di“Radio Popolare” che hanno tutti avuto modo di conoscerla ed apprezzarne l’opera.
Milano ha ascoltato questi suoi cronisti assegnandole il riconoscimento civico più prestigioso. Non è la prima volta che una donna africana vince l’Ambrogino, ma è importane che le venga riconosciuto poche settimane dopo il naufragio di Lampedusa.
Sull’isola Alganesh (più semplicemente Alga per gli amici giornalisti) è accorsa dopo la tragedia per assistere i sopravvissuti e i parenti dei defunti, denunciando inoltre alle autorità italiane la presenza di sostenitori del regime inviati dalla ambasciata sull’isola e persino tra i traduttori utilizzati dalle organizzazioni umanitarie.
Alganesh Fessaha è una donna che ha scelto la pace e la non violenza come metodi di opposizione senza sconti alla dittatura eritrea, Ma in gioventù ha conosciuto la guerra perché come tanti della sua generazione ha combattuto per l’indipendenza dell’Eritrea dall’Etiopia, nonostante vivesse all’estero. La scelta di Milano è perciò anche politica e incoraggia la nascita della democrazia nell’Eritrea ormai al collasso,
Aldo Kaplan
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