DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 27 novembre 2013
La Repubblica Centrafricana (CAR, dall’acronimo inglese, Central African Republic) rischia di diventare una nuova Somalia. Guerra perenne tra bande con la popolazione civile che ne fa le spese. Che possa discendere nel “più completo caos” è stato sottolineato dal vicesegretario delle Nazioni Unite Jan Eliasson, che ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di agire immediatamente, trasformando l’attuale contingente dell’Unione Africana (2500 uomini) in un’operazione di peacekeeping dei caschi blu.
Un pronunciamento del Consiglio di sicurezza è atteso per la prossima settimana. La Francia ha annunciato che nei prossimi giorni invierà un migliaio di soldati che si aggiungeranno ai 420 già nel Paese dislocati a difesa dell’aeroporto di Bangui e dei cittadini francesi.
Il caos nel Centrafrica è cominciato lo scorso marzo quando gruppi ribelli si sono riuniti sotto una stessa sigla, Seleka, hanno defenestrato il presidente François Bozize e al suo posto hanno installato il proprio comandante, Michel Djotodia.
Da quel momento sono cominciati i massacri indiscriminati, i regolamenti di conti, la distruzione sistematica di villaggi e una violenza generalizzata tra la minoranza musulmana, ora al potere e la maggioranza cristiana che si teme possa trasformarsi in genocidio.
Non si sa neppure bene quanti siano i morti perché in alcune zone è impossibile arrivare: troppo pericoloso. Secondo un portavoce delle Nazioni Unite nella sola area di Bossangoa, città a 300 chilometri a nord della capitale “alcune centinaia di persone sono state ammazzate nelle prime due settimane di settembre”. Un milione di persone, su una popolazione totale di 4,6 milioni, ha bisogno di aiuti alimentari che non possono essere recapitati perché le campagne sono battute da bande armate.
La missione cattolica di Bossangoa è stata invasa da migliaia di persone in cerca di protezione: “La gente è terrorizzata”, hanno fatto sapere i religiosi.
Eliasson ha parlato di un vertiginoso aumento delle violenze sessuali, delle torture, delle esecuzioni sommarie: “Una situazione esplosiva . ha aggiunto – che può trasformarsi in un conflitto religioso ed etnico con conseguenze di lunga durata, in una guerra civile che potrebbe diffondersi nei paesi limitrofi . ”
Martedì scorso, il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian ha annunciato che Parigi avrebbe inviato un migliaio di soldati nel Paese: “Le truppe – ha spiegato – saranno schierate per un breve periodo, sei mesi al massimo”.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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