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Arabia Saudita: retate di immigrati dall’Etiopia, 23 mila devono tornare a casa

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Cornelia I. Toelgyes
15 novembre 2013
Giorni colmi di violenza per gli immigrati senza permesso di soggiorno in Arabia Saudita. Come spesso accade, i più colpiti, anche questa volta, coloro che provengono dall’Africa Sub-Sahariana. La rabbia delle forze dell’ordine si è scatenata soprattutto contro gli etiopi, molti dei quali senza in regolare permesso di lavoro. Ci sono state razzie, disordini, proteste e violenze generalizzate in molte città.

Nel regno, dove si calcola risiedano oltre 7 milioni di stranieri, era stata varata un’amnistia, durata sette mesi, da aprile a novembre. Tutti gli stranieri presenti nel territorio saudita avrebbero dovuto regolarizzare il loro soggiorno oppure lasciare il paese. Dall’inizio di novembre si sono così intensificati i controlli delle forze dell’ordine, specialmente nei quartieri più poveri, dove generalmente risiedono gli immigrati economici, molti senza permesso di soggiorno regolare.

In tutto il paese sarebbero stati arrestati 16.500 etiopi, di cui la metà nel sud, al confine con lo Yemen. Altri 5000 a La Mecca, dove molti sono arrivati come pellegrini, per poi fermarsi, con la speranza di una vita migliore. Mentre 1000 sono stati fermati nella capitale Ryad.

Si sa, l’Etiopia è uno dei paesi più popolati dell’Africa, con un tasso di disoccupazione elevato e, come quasi ovunque, ne sono colpite maggiormente le donne. In Arabia Saudita sono numerose, anche se spesso sono maltrattate, umiliate, se non addirittura violentate dai loro datori di lavoro. Le donne del Corno d’Africa sono fiere, oltre ad essere bellissime. Sopportano questo e altro, pur di contribuire a migliorare le condizioni di vita della propria famiglia.

Un testimone oculare racconta che nel quartiere povero Manfuhah, alla periferia della capitale Ryad, le forze dell’ordine si sono appostate anche davanti alle moschee per effettuare controlli e arresti. Poi sono scoppiati i disordini. Disperazione e violenza hanno preso il sopravvento. Si parla di tre morti tra gli ed alcuni feriti. Fonti non ufficiali parlano di cifre più alte.

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Mercoledì è stato ucciso anche un cittadino sudanese. Le misure di rimpatrio sono state prese nei confronti di tutti gli immigrati senza permesso di soggiorno, come ha dichiarato il principe Khaled bin Badhar bin Abdulaziz. Vogliamo, ha aggiunto, solamente stranieri residenti legalmente. Ultimamente anche 30.000 yemeniti sono tornati a casa.

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Il governo etiopico ha espresso immediatamente il suo disappunto nei confronti del governo saudita per le violenze delle forze dell’ordine nei confronti degli etiopi. E lo ha fatto tramite il suo Ministro degli esteri, Tedros Adhanom,che, molto elegantemente, ha inviato dei brevissimi messaggi via twitter. Durante l’attacco al centro commerciale di Nairobi, i terroristi avevano usato twitter per comunicare tra loro; ora lo fanno anche i governi.

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Una prima parte di 23.000 etiopi che dovrebbero lasciare l’Arabia Saudita, è arrivata ieri con un volo dell’Ethiopian-Airline ad Addis Ababa, la capitale dell’Etiopia, come ha dichiarato il ministro degli esteri Tedros Adhanom, altri voli seguiranno nei prossimi giorni.

Nel regno saudita – come hanno già fatto notare parecchi osservatori – si sente già la mancanza della forza lavoro più umile, cioè gli immigrati. Chi pulirà ora le mega-residenze dei sauditi? Chi laverà le salme prima della sepoltura?

Cornelia I.Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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