Massimo A. Alberizzi
10 novembre 2013
La Repubblica Centrafricana è diventata un inferno: gran confusione e una grande violenza. Bande armate scorrazzano per il Paese, ormai senza legge: ammazzano, saccheggiano e violentano. Gli scontri tra le milizie hanno provocato finora centinaia di morti (soprattutto civili, come ormai è “normale” in questi casi) e almeno 200 mila sfollati costretti ad abbandonare le loro case. Insomma si sta scivolando verso una situazione come quella della Somalia.
Come informa la brava Nazanine Moshiri, corrispondente del network televisivo Al Jazeera inviata nell’ex impero di Bokassa, nel Paese è nato un nuovo gruppo armato, l’Anti-Balika. Il suo fine è combattere i ribelli della coalizione Seleka (tre gruppi già in semilite tra loro) che nel marzo scorso hanno deposto il presidente Francois Bozise. Si pensa che sia proprio Bozise ad aver organizzato questo nuovo gruppo guerrigliero, ben armato e organizzato.
Qualche giorno fa al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è discusso della situazione nella Repubblica Centrafricana.
Un alto funzionario dell’ONU di ritorno dalla ex colonia francese ha lanciato l’allarme: “Comandanti militari e leader politici locali (le due cose spesso coincidono, ndr) stanno aizzando musulmani e cristiani l’un l’altro in una rincorsa che può avere conseguenze imprevedibili”. Insomma c’è il pericolo che la guerra, ormai generalizzata, prenda la forma di genocidio o comunque di pulizia etnica. Intanto i massacri sono quotidiani. Il sottosuolo della Repubblica Centrafricana è assai ricco di minerali: oro e diamanti, sopratutto, ma non si esclude la presenza di giacimenti di petrolio.
Massimo A. Alberizzi
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