Massimo A. Alberizzi
31 ottobre 2013
“Tagliare l’erba non è una punizione per gli stupratori”. “Vogliamo giustizia per Liz”. Questi alcuni degli slogan usati ieri a Nairobi durante la manifestazione, cui hanno partecipato centinaia di persone. Il corteo si è sviluppato per le vie della capitale keniota per protestare contro la pena risibile inflitta a un gruppo di giovani che hanno violentato una ragazzina di 16 anni e poi l’hanno gettata in una latrina.
Ora Liz, il nome è di fantasia per proteggere la sua vera identità, è costretta su una sedia a rotelle. Il volo nel pozzo nero profondo poco meno di 7 metri in cui l’hanno lanciata i sui aggressori, le ha procurato una frattura alla spina dorsale. Il fatto è avvenuto nel giugno scorso a Busia un villaggio sul lago Vittoria. Lei ha dichiarato di essere stata assalita da sei ragazzi mentre rientrava dal funerale del nonno. Ne ha riconosciuti solo tre, condannati a tagliare l’erba nella locale stazione della polizia.
Quando la notizia, ripresa da alcuni giornali è arrivata alle orecchie degli attivisti per la difesa dei diritti umani è scattata la mobilitazione. Attraverso il sito Avaaz, specializzato in petizioni in line, sono state raccolte un milione e duecentomila firme sotto un documento che chiede di una punizione esemplare per i violentatori di Liz.
La petizione è stata portata all’ispettore di polizia David Kimaiyo che, non essendo in ufficio, ha incaricato un suo assistente, William Thwere, di ritirarlo e parlare con i dimostranti.
L’attivista Nebila Abdulmelik, in un comunicato diffuso da Avaaz, ha accusato la polizia di inadempienza: “Invece di cancellare tutti i tweets che gli sono arrivati, ispettore Kimaiyo avrebbe dovuto fare qualcosa per evitare una figura vergognosa. I violentatori di Liz devono essere arrestati e i poliziotti che li hanno rilasciati puniti. E’ venuto il momento di mettere la parola fine alle violenze sulle donne che il Kenya sono continue”.
Gli stupri sono assai diffusi in Kenya e rappresentano un grosso problema, La polizia li prende spesso sottogamba e non punisce i responsabili. Uno studio del 2009 commissionato dal governo, aveva mostrato che almeno il 20 per cento delle donne sono vittime di violenza sessuale. Ma studi successivi mostrano un incremento di questa percentuale. Un altro studio sui bambini del 2010, questa volta delle Nazioni Unite, mostra invece che il 33 per cento delle bimbe e il 20 per cento dei bimbi sono oggetto di violenza.
Massimo A. Alberizzi
Massimo.alberizzi@corriere.it
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