Massimo A. Alberizzi
27 ottobre 2013
Un referendum sul destino di Abyei è in corso nel territorio ricco di petrolio che è oggetto di disputa tra Sudan e Sud Sudan. L’ha organizzato da comunità del Ngok Dinka, che abita la regione da secoli, e non ha ottenuto l’approvazione né dal governo di Khartoum né di quello di Juba. Il primo è decisamente contrario a qualunque soluzione non negoziata, il secondo invece finge di non sapere che il responso delle urne, previsto per giovedì 31 ottobre, gli sarà favorevole. Le votazioni – in cui si deve scegliere se restare con il nord o unirsi al sud – dureranno tre giorni.
Ieri, primo giorno, si sono svolte in modo pacifico. Ha spiegato Luka Biong il portavoce dell’Abyei Referendum High Committee, il gruppo della società civile che ha organizzato il voto.
La disputa sulla sovranità di Abyei non è stata risolta neppure dal Comprehensive Peace Agreement del 2005 quando i dirigenti del Sudan e quelli dell’SPLM (Sudan People’s Liberation Movement) si accordarono per organizzare un referendum nelle regioni meridionali del Paese, allora unito, sei anni dopo.
Effettivamente nel gennaio 2011 il plebiscito fu organizzato, ma non nelle tre regioni di confine tra le due entità: Abyei, appunto, lo stato del Blue Nile e nel sud Kordofan, che restarono sotto la sovranità del nord. Ricca in petrolio la zona di Abyei fa gola a tutti. Nel sud Kordofan e nel Blue Nile la popolazione è in maggioranza musulmana, ma ha combattuto per anni con l’SPLM contro il governo di Khartoum.
Abyei negli scorsi mesi è stata teatro di cruenti scontri tra i ngok dinka, favorevoli al sud, e i misserya arabi originari del Darfur e spostati nelle zona, favorevoli al nord. L’Africa Union, le cui truppe oggi controllano la zona, gioca apparentemente un ruolo di mediazione e non riconosce il referendum. Ma gli etiopi, che formano la spina dorsale del contingente di pace ad Abyei, sono nei fatti favorevoli al sud. I misserya hanno bollato il referendum come “illegale” e così pure il governo di Khartoum secondo cui va contro gli accordi di pace del 2005, ma oltre 100 mila dinka, che risiedono normalmente in Sud Sudan, dove sono scappati, sono tornati nelle ragione per votare.
Per altro l’Africa Union ha accusato il nord di aver impedito l’arrivo ad Abyei di una delegazione ad alto livello che avrebbe dovuto controllare la situazione. In un comunicato piuttosto irritato, inviato ai giornalisti, l’organizzazione sostiene che suo compito è trovare una soluzione pacifica al problema di Abyei: “Porre ostacoli al nostro lavoro non è né saggio né produttivo”.
Massimo A. Alberizzi
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