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Il terrorista che gli americani volevano catturare sabato a a Brava, oltre al Westgate aveva pianificato obbiettivi in tutta Nairobi

DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
Nairobi, 7 ottobre 2013
L’uomo che gli americani hanno tentato di assassinare o catturare con il blitz del Navy Seals a Brava in Somalia, sabato scorso, é un keniota di origine somala che, oltre all’attacco al Westgate, aveva pianificato altri attentati contro il Parlamento e contro il quartier generale delle Nazioni Unite a Nairobi. Lo ha rivelato all’Associated Press una fonte del Pentagono che ha voluto restare anonima. L’uomo ricercato si chiana Abdulkadir Mohamed Abdulkadir, detto Ikrima, ed è una new entry del terrorismo, almeno per quanto riguarda i media.

Di lui si sa poco, come ha confermato a Africa Express una fonte governativa keniota secondo cui il terrorista aveva programmato attentati contro il quartier generale delle Nazioni Unite che a Nairobi è enorme e occupa oltre 4 mila persone. A Nairobi la notizia è stata confermata da una fonte di intelligence che ha confessato ad Africa ExPress: “E’ un leader di Al Qaeda/Al Shebab che aveva in mente altri obbiettivi, non solo parlamento e Onu, ma anche palazzi pubblici e/o frequentati”. Il nostro informatore conferma che la polizia è in possesso di una lista di luoghi sensibili.

Un rapporto della agenzia di sicurezza keniota, il Kenya’s National Intelligence Service, spiega come Abdulkadir abbia avuto un addestramento terrorista in Pakistan alla corte dei talebani e sia stato rimandato in Kenya per organizzare attacchi, sventati dalla polizia a cavallo tra il 2011 e il 2012.

Secondo il rapporto anche la britannica Samantha Lewthwaite, conosciuta anche come la “vedova bianca” dal soprannome che gli hanno dato media inglesi, è coinvolta nell’organizzazione degli attentati al parlamento, alle Nazioni Unite, a una caserma dell’esercito “e altri non meglio identificati obbiettivi”. Nel mirino dei terroristi leader politici kenioti e responsabili dei servizi di sicurezza.

Il rapporto racconta anche come Samantha Lewthwaite, è riuscita a sfuggire all’arresto: producendo un passaporto sudafricano falso, intestato a un altro nome. Subito dopo l’attacco al Westgate la polizia keniota per lei ha trasmesso all’Interpol un mandato di cattura internazionale.

Il rapporto del National Intelligence Service data un anno fa, ma è molto dettagliato: denuncia che militanti al Shebab sono a Nairobi “e stanno pianificano attacchi suicidi, non è chiaro quando, ma contro il centro commerciale Westgate e la Basilica della Sacra famiglia”. Due sospetti trovati in possesso di giubbotti minati, granate e mitra Kalashnikov sono stati arrestati.

E ancora tra gli obbiettivi il rapporto dell’intelligence keniota indica l’Hotel Hilton, accanto al grattacielo che ospita l’ambasciata italiana, il centro commerciale Yaya, l’ufficio del Primo ministro (un anno fa esisteva ora con la nuova costituzione quest’incarico è stato abolito) e le ambasciate di Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele.

I terroristi che hanno attaccato il Westgate erano armati fino ai denti ma non avevano giubbotti e cinture esplosive. Non avevano cioè intenzione di farsi esplodere. L’attacco era stato pianificato un anno fa, ma poi è stato posticipato di dodici mesi. Non è chiaro perché.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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