DAL NOSTRO INVIATO
NAIROBI – I giornalisti non possono ancora avvicinarsi al Westgate ma parlano con i poliziotti o i militari che vanno avanti e indietro si può avere un’idea di cosa sta succedendo dentro qual palazzo preso di mira dai terroristi sabato scorso. “Liberato” dopo 4 giorni dalle forze speciali keniote cui si sono aggiunti elementi israeliani e, probabilmente americani e britannici, il parallelepipedo di vetro e cemento che ospitava il centro commerciale rischia di crollare.
Rubare dichiarazioni e commenti è complicato e difficile. “Già sono venuti giù due piani – rivela un soldato – temiamo che possa collassare del tutto”. Pochi minuti dopo alla domanda, quanti corpi avete recuperato questa mattina? un suo collega non risponde ma scuote la testa con uno sguardo smarrito. Anche le fonti ufficiali ammettono sconcertate. “Non sappiamo cosa c’è sotto le macerie, dobbiamo avanzare lentamente per evitare che rovini tutto. Forse puntelleremo l’edificio prima di continuare le ricerche dei morti”.
Il bilancio dei morti, ufficialmente fermo a 61 civili, 6 soldati e 5 terroristi, sembra destinato quindi a salire.
A vedere lo sfacelo è difficile pensare che ci possano essere feriti, sostengono tutti quelli che sono entrati nel palazzo. Effettivamente durante i tre giorni di attacchi (domenica, lunedì e martedì) si sono sentiti boati spaventosi, come se fossero stati lanciati all’interno dei razzi. Tirati da 30 metri contro una parete portante hanno un potere devastante e possono distruggerla.
Massimo A. Alberizzi
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