I droni, gli aerei senza pilota che saranno impiegati nell’est della Repubblica Democratica del Congo per sorvegliare una delle zone più instabili del mondo saranno italiani. Le Nazioni Unite hanno annunciato di aver raggiunto un accordo con la Selex, società del gruppo Finmeccanica, per la fornitura di unità Falco, questo il nome degli apparecchi. I velivoli, secondo quanto spiegato dal portavoce delle Nazioni Unite, Martin Nesirky, avranno solo la funzione spia e non saranno armati.
Serviranno a monitorare i movimenti dei gruppi ribelli che operano nella parte non orientale dell’ex colonia belga. Il più importante e forte dei quali è l’M23 (Mouvement du 23 mars). Sostenuto da Ruanda, è comandato del generale Sultani Makenga e formato essenzialmente da miliziani di etnia tutsi.
Ma nella zona, oltre all’esercito regolare e ai caschi blu della missione dell’ONU (la MONUSCO) ci sono anche gruppi di miliziani ruandesi hutu (gli eredi dei responsabili del genocidio in Ruanda del 1994) organizzati nell’FDLR (Forze Democratiche di Liberazione del Congo) e di guerrieri tradizionali may-may schierati con il governo di Kinshasa.
L’est del Congo è un bengodi di minerali. Lì le compagnie straniere operano e saccheggiano a loro piacimento con la complicità dei politici e dei generale locali.
Africa Express ha potuto constatare anche compagnie del Kazakistan legate al dittatore Nursultan Nazarbayev e le sussidiarie dell’ENI, impegnate a negoziare nuove concessioni sulle rive e nelle acque del lago Alberto.
Nelle ultime settimane ci sono stati continui scontri tra ribelkli e forze filogovernative con i dirigenti dell’M23 che hanno minacciato di riprendersi la capitale del nord Kivu, Goma, conquistata nell’autunno scorso e abbandonata sotto le pressioni diplomatiche ai primi di dicembre. La MONUSCO ha rivolto un ultimatum all’M23: abbandonate le armi oppure sarete sloggiati con la forza. Una minaccia che sembra francamente un pochino azzardata.
Sarà questa la prima volta che i droni spia, UAVs (Unmanned Aerial Vehicles), in inglese, sono utilizzati in una missione militare dell’ONU. Se l’esperienza sarà positiva, verrà proposto di adoperarli per monitatareil confine tra Congo e Ruanda e Uganda. E poi in Sud Sudan e in Costa d’avorip.
Massimo A. Alberizzi
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