Il Ministero degli Esteri etiopico ha respinto – bollandola come “guerra psicologica” – le minacce egiziane di agire militarmente per bloccare la gigantesca diga che Addis Abeba sta costruendo sul Nilo Azzurro. “Non siamo intimiditi dalle provocazioni – ha detto il portavoce del ministro degli esteri Dina Mufti – e non fermeremo la costruzione del barrage neppure per un minuto”. Dina Mufti ha risposto così ad un discorso del presidente egiziano Mohammed Morsi, secondo cui “l’Egitto non vuole la guerra, ma manterrà tutte le opzioni aperte per evitare di perdere l’acqua”. “Non permetteremo che il nostro progetto venga distrutto dai nostri vicini”, ha sostenuto la portavoce.
Alla domanda se Addis Abeba sta facendo qualcosa per difendere la “Grande diga della rinascita”, Dina Mufti ha risposto che “nessun Paese opera senza prendere le adeguate precauzioni. Figuriamoci l’Etiopia che ha una lunga tradizione di difesa contro le forze del male” (il riferimento è alla guerra contro l’invasione fascista degli anni ’30 del secolo scorso).
La scorsa settimana – poco dopo l’inizio di importanti lavori nel sito dove sporgerà la diga – si è parlato di possibili attacchi aerei egiziani o di operazioni di sostegno ai ribelli antigovernativi che operano in Etiopia. E al Cairo il ministro degli Esteri, dopo aver espresso l’intenzione di visitare il suo omologo ad Addis Ababa, ha fatto sapere che il suo Paese non ha intenzione di perdere neppure una goccia d’acqua.
Il presidente Morsi dal canto suo ha spiegato di comprendere le ragioni che spingono l’Etiopia, un “Paese amico”, verso lo sviluppo economico dell’Etiopia, e spera in una soluzione pacifica del contenzioso.
Il governo etiopico ha inviato al Sudan e all’Egitto un rassicurante studio (che però è ancora segreto) sull’impatto ambientale della diga, secondo cui non ci sarà nessun danno apprezzabile per i due Paesi che ricevono le acque del Nilo Azzurro.
L’acqua del lago artificiale che sarà formato dalla diga, infatti, non verrà utilizzata per irrigazione, ma solo per attivare potenti turbine per produrre energia elettrica. Quindi verrà immessa di nuovo nel corso del fiume.
Ma il presidente egiziano ha presentato un altro studio che mostra conseguenze negative: quando il bacino del lago sarà pieno, una parte dell’acqua evaporerà e quindi andrà perduta. L’Etiopia ribatte che quella ricerca è vecchia e ribadisce che le conseguenze per i territori a valle saranno di poco conto. “L’Etiopia non può restare povera per far piacere ai suo vicini – ha spiegato il ministro degli esteri Tedros Adhanom –. Dobbiamo utilizzare le nostre risorse. Finanzieremo il nostro progetto da soli”, ha poi aggiunto facendo riferimento alla riluttanza delle organizzazioni internazionali a impegnarsi nella realizzazione dell’opera, date le implicazioni politiche e diplomatiche.
Per ora solo la Cina si è impegnata a finanziare con un miliardo di dollari le linee ad alta tensione per il trasporto della corrente elettrica.
L’opera che sarà costruita dalla società italiana Salini, una compagnia che vanta una lunga esperienza in Africa e in Etiopia in particolare, costerà 7,4 miliardi di dollari. I lavori per deviare temporaneamente il fiume sono iniziati in maggio. La diga potrà generare fino a 6000 megawatt di potenza e farà dell’Etiopia il primo produttore di energia elettrica in Africa.
Massimo A. Alberizzi
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