L’ex presidente dello Zambia Rupiah Banda è stato bloccato all’aeroporto di Lusaka mentre stava per lasciare il Paese. L’ex leader ha protestato sostenendo che si tratta di una persecuzione giudiziaria: è accusato di corruzione e di sottrazione indebita di 11 milioni di dollari dalle casse dello Stato. E’ la terza volta che Banda, 76 anni, cerca di lasciare il suo Paese ma viene sempre bloccato dagli agenti di polizia che hanno l’ordine dei giudici di non farlo passare.
La decisione di impedire al vecchio presidente di partire, ha spinto i suoi amici e gli attivisti del suo partito a protestare: “L’accanimento giudiziario cui sono soggetto – ha dichiarato all’agenzia France Presse – mi sta spezzando il cuore. Ma devo essere forte. Non ho mai commessi i reati per i quali mi accusano e vincerò. Io sono stato interessato più al bene del Paese che al mio personale”, ha aggiunto. Il realtà l’ex presidente deve affrontare una raffica di processi per corruzione e gli inquirenti temono che possa inquinare le prove, cioè in altri termini (data la ricchezza accumulata quand’era presidente) possa “comprarsi” i testimoni.
Ora stava andando in Sudafrica per una conferenza e l’Alta Corte aveva ordinato che gli fosse riconsegnato il passaporto. Un procuratore invece ha emesso un’altra ordinanza per un’altra accusa e il passaporto non gli è stato restituito.
Contro di lui ci sono parecchi capi di imputazione, molti dei quali penali, formalizzati dopo le denunce del suo successore Michael Sata, che si è insediato nel 2011. Nel febbraio di quest’anno gli è stata tolta l’immunità diplomatica. In quell’occasione Namukolpo Kasumpa, portavoce della squadra investigativa del governo, spiegò appunto che l’ex presidente si era impadronito di 11 milioni di dollari.
“Sono accuse motivate politicamente – ha attaccato il vecchio leader – . Vogliono farmi fuori perché mi temono. Il procuratore capo Mutembo Nchito nutre un grande odio nei miei confronti. Comunque ho una grande consolazione – ha aggiunto – quando ero presidente non ho fatto queste cose a nessuno dei miei avversari. Se mi fossi comportato così la mia coscienza non sarebbe tranquilla”.
“Abbiamo espletato tutte le formalità aeroportuali, ma sorprendentemente un ufficiale di immigrazione ci ha preso in disparte e ci ha detto che aveva istruzioni precise: non permettere al presidente Banda di viaggiare”, ha spiegato il suo addetto stampa, Kennedy Limwanya, alla France Presse.
Il ministro degli interni, Edgar Lungu, invece a sua volta ha spiegato che il team incaricato delle indagini aveva chiesto al governo di bloccare Banda perché avrebbe potuto interferire con i testimoni.
Gruppi per la difesa dei diritti umani hanno criticato fermamente il rifiuto del governo di permettere a Banda di viaggiare. Secondo un consorzio di 11 organizzazioni, Banda non era a rischio di fuga.
Subito dopo il suo insediamento nel 2011 il presidente Sata ha lanciato una serie di investigazioni contro ex funzionari del passato governo accusati di corruzione.
Fonti agenzie