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Solange Lisiku: “L’aspettativa di vita in Congo? Un giorno rinnovabile”

“Un giorno rinnovabile”. Questa, secondo Solange Lusiku Nsimire è l’aspettativa di vita nella Repubblica Democratica del Congo. Solange Lusiku, recente vincitrice del premio “Femme de courage 2013” istituito dall’ambasciata Usa nella capitale congolese, Kinshasa, è giornalista ed editrice di Le Souverain, l’unica pubblicazione di Bukavu, capitale della tormentata regione del Sud Kivu.

Ieri a Milano ha incontrato la stampa per  cercare di far conoscere la situazione nel suo Paese. Una realtà sconosciuta di una zona dell’Africa, l’est del Congo-K, dove essere donna e giornalista è molto più che difficile e dove non bisogna dimenticare che negli ultimi anni c’è stato un genocidio da 8 milioni di morti .

“La libertà di stampa – prosegue – praticamente non esiste (Reporters Sans Frontières colloca la RDC al 142imo posto su 179, ndr). A Bukavu, dove abito, negli ultimi 4 anni sono stati uccisi 3 giornalisti e un difensore dei diritti umani e io stessa sono stata più volte minacciata di morte al punto che nello scorso mese di novembre ho dovuto abbandonare la mia famiglia per tre mesi per entrare in clandestinità. Ed anche in questi ultimi giorni le minacce si sono ripetute frequenti”.

“Nel Sud Kivu, ad esempio, – continua – non esiste una rotativa così per poter stampare Le Souverain, il giornale che edito e dirigo dal 2007. Noi siamo costretti rischiando non poco ad andare nel vicino Burundi (132* nella classifica Reporters Sans Frontières lo scorso anno, una posizione destinata a peggiorare dopo la recente approvazione di una legge bavaglio) passando dal Rwanda (161* della stessa classifica). Ed il rientro con le copie del giornale – continua Solange Lusiku, lo scorso anno insignita di una laurea honoris causa dall’Università di Lovanio (Belgio) – è ancora più avventuroso e rischioso”!

Inoltre “da noi non esiste la cultura della lettura e questo rende ancora più difficile il nostro lavoro. La gente non è abituata a comperare un giornale (a Bukavu, città con più di un milione di abitanti, non esiste una edicola) e quindi è totalmente assente, ad esempio, una diffusione. La stessa cosa vale per i libri – racconta ancora – e proprio in quest’ottica abbiamo voluto creare il Kitabu Festival (kitabu il swahili, la lingua che si parla nel Kivu, significa libro) che, giunto alla seconda edizione, si è concluso il 3 giugno”.
 
Una “lotta continua” potremmo definire la vita di questa donna, madre di 6 figli o 7 (come afferma sorridendo aggiungendo nel conto il marito). “Il Congo, e i due Kivu in particolare, è diventato terreno di guerra – racconta ancora Solange Lusiku affrontando il tema della violenza – ma le donne sono campo di battaglia. Sono violentate, spesso anche davanti al marito ed ai figli. Vi sono state donne incinte che sono state sventrate”. Un dramma, questo, ben conosciuto dalle Nazioni Unite presenti nel Paese con una forza di “pace”, la Monusco, composta da ben 23.000 uomini alla quale si è aggiunto negli ultimi giorni un ulteriore nucleo – composto da militari provenienti dai Paesi vicini – per cercare di combattere i gruppi di guerriglieri molti dei quali, come afferma ancora Solange Lusiku, “vengono dal Rwanda” di quel presidente Kagame spesso fotografato – tra larghi sorrisi – con i più potenti della terra.

“Quando Dio ha creato la terra – diceva qualche giorno fa John Mpaliza, il congolese che lo scorso anno ha fatto a piedi da Reggio Emilia a Bruxelles per attirare l’attenzione sui problemi del suo Paese – deve essere inciampato proprio da noi e tutte le ricchezze che avrebbe dovuto spargere  nel mondo sono cadute sul nostro suolo che è ricchissimo di minerali preziosi e non solo”. E’ vero, Dio forse è inciampato ed ha fatto cadere tutte le ricchezze proprio lì, ma se oltre al coltan avesse fatto cadere anche la libertà ora Solange Lusiku non avrebbe un’aspettativa di vita di “un giorno rinnovabile.

Michele Februo

 

 

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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