Dopo uno stillicidio continuo di attacchi da parte degli integralisti di Boko Haram, il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan ha dichiarato lo stato di emergenza in tre Stati, Borno, Adamawa e Yobe. “I militari – ha spiegato con grande enfasi il leader nigeriano in un intervento alla televisione – prenderanno tutte le iniziative necessarie a mettere fine all’impunità di cui godono i terroristi”. Jonathan ha annunciato poi l’invio di nuove truppe nel nord est del Paese, cioè in quegli stati dove è più intensa l’attività degli insorti islamici.
Dal 2010 ad oggi si calcola che siano caduti sotto le armi di Boko Haram, il cui nome significa “l’educazione occidentale è proibita“, almeno 2000 persone.
Ma la Nigeria, un crogiuolo multietnico di almeno 160 milioni di persone, distinte in tribù e sottotribù, è segnata anche da altri tipi di conflitti per il controllo delle risorse (specie petrolifere) o delle terre o da guerre provocate da antagonismi religiosi.
Martedì della scorsa settimana nello Stato centrale di Benue sono stati bruciati 13 villaggi e uccisi 53 poliziotti da militanti dal gruppo religioso, satanico e esoterico, Ombatse, conosciuto da anni, ma dai contorni non troppo definiti.
Ormai in Nigeria nuove organizzazioni armate nascono di continuo. Sono a metà tra il religioso, il politico e il criminale. La ragione è semplice. Il Paese è ricchissimo di petrolio ma gli ingenti proventi finiscono nelle tasche di poche famiglie. La gente vive nella miseria più nera, in alcuni Stati la disoccupazione raggiunge il 90 per cento e i pochi che hanno un lavoro hanno paghe assai ridotte. Le sette religiose (molte anche cristiane) promettono il riscatto economico e sociale, in paradiso però, dopo la morte. Sono gestite da santoni senza scrupoli che sfruttano le superstizioni degli abitanti dei villaggi, per arricchirsi alle loro spalle. Ma alcune consorterie religiose sono sfuggite di mano ai fondatori e i fedeli si sono trasformati in militanti e hanno deciso che il riscatto lo vogliono subito, ora. Hanno così scelto la lotta armata.
Il fattore emulazione ha fatto il resto. Le bande criminal-politico-religiose (musulmane a nord, cristiane al sud) ormai scorazzano indisturbate e intere aree della N
igeria sono state sottratte al controllo dello stato centrale.
Gli attacchi dei ribelli spesso mordi e fuggi o – per quel che riguarda Boko Haram – portati da kamikaze, stanno distruggendo la Nigeria a tal punto che non c’è più nessuna zona del Paese che può definirsi sicura. La stato, devastato da una corruzione endemica e profonda, ha già perso – sottolineano molti analisti – la “guerra del cuore e della mente”. Gli abusi e le angherie commessi quotidianamente dai soldati e dagli agenti di polizia sulla popolazione civile, la difesa a tutti i costi delle compagnie petrolifere che foraggiano i potenti, ha aiutato pesantemente sia Boko Haram che le altre organizzazioni ribelli.
Massimo A. Alberizzi
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