Beny Steinmetz, il magnate minerario israeliano che ha investimenti massicci in Congo-Kinshasa e in Guinea, ha citato in giudizio la società di pubbliche relazioni FTI Consulting e il suo presidente per l’Europa, Lord Mark Malloch-Brown. Secondo la rivista specializzata Africa Confidential, Nel maggio 2009 Steinmetz aveva nominato la FTI come consulente per se stesso e per la sua ditta Beny Steinmetz Group Resources (BSGR). Ora l’ha portata in tribunale, chiedendo i danni: sostiene che nel novembre scorso la FTI ha rotto i rapporti con la BSGR perché Malloch-Brown ha ceduto alle pressioni del miliardario filantropo George Soros.
Malloch-Brown, un ex funzionario delle Nazioni Unite, Vice Segretario Generale e ex ministro britannico dello Sviluppo, ha ereditato la Steinmetz, un cliente controverso, quando è arrivato alla FTI. Steinmetz sostiene che il dovere di Malloch-Brown a rappresentarlo si scontrava con il rapporto di amicizia e fiducia che questi aveva con Soros. Insomma si sarebbe trattato di una violazione del rapporto fiduciario tra la BSGR e la FTI. Steinmetz, inoltre, sostiene di essere stato diffamato.
Soros e Steinmetz hanno interessi comuni, anche se divergenti, in Guinea. Il nuovo presidente del Paese, Alpha Condé, eletto nel novembre 2010, ha chiamato Soros come suo consigliere particolare per introdurre un nuovo codice di comportamento da applicare alle concessioni minerarie e elaborare nuovi standard di correttezza e trasparenza. Le organizzazioni non governative coinvolte da Condé sostengono questa iniziativa di moralizzazione.
Nel frattempo, il governo di Conakry accusa Steinmetz di aver corrotto il governo del defunto Lansana Conté, predecessore di Alpha Condé, che ha permesso al magnate israeliano di strappare alla multinazionale anglo-australiana Rio Tinto i diritti di sfruttamento del gigantesco giacimento di ferro che si trova nelle colline Simandou. Steinmetz, nega con forza gli addebiti e le accuse secondo cui avrebbe pagato i permessi di sfruttamento un quarto del loro valore: 500 milioni di dollari invece di 2 miliardi.
Nel 2008 il governo della Guinea, allora guidato da Lansana Conté ordinò alla Rio Tinto di restituire i blocchi 1 e 2, con la scusa che non erano iniziate le operazioni di sfruttamento. Poco dopo quei blocchi furono assegnati senza nessuna gara alla BSGR. Nel marzo 2010 la Rio Tinto e il suo azionista più importante la Chinalco, firmarono un accordo preliminare per sviluppare il progetto di sfruttamento dei blocchi 3 e 4.
La Beny Steinmetz Group Resources sostiene che la FTI ha utilizzato informazioni sensibili di cui era a conoscenza, protette dalle leggi sulla privacy e di aver sottratto registrazioni elettroniche. Inoltre la società dice di possedere e-mail interne, nelle quale Malloch-Brown denigra Steinmetz. All’interno dalla FTI, per altro, è scoppiata una lotta tra chi voleva mantenere nel portafoglio un cliente ricco come la BAGR e chi voleva sbarazzarsene conoscendo la spregiudicatezza dei comportamenti.
Ma la denuncia di Steinmetz contro la FTI nasconde una guerra senza esclusione di colpi per il controllo dei monti Simandou, nelle cui viscere si nasconde uno dei giacimenti di ferro più grandi del mondo. Basta pensare che il progetto della Rio Tinto per i blocchi 3 e 4, il cui sfruttamento dovrebbe cominciare nel 2015, prevede la costruzione di 650 chilometri di ferrovie per trasportare il minerale di ferro dalle miniere a Matakong, sulla costa, dove è prevista la costruzione di un porto per trasferirlo sulle navi la cui destinazione primaria sarà la Cina.
La guerra di Simandou vede impegnata anche l’FBI. Domenica 14 aprile il francese Frederic Cilins, il rappresentante di Beny Steinmetz, a Conackry, è stato arrestato (non è ben chiaro se a Jacksonville, in Florida, o a New York) in accordo con il Foreign Corrupt Practices Act, che permette alla giustizia americana di perseguire casi di corruzione anche fuori dal territorio statunitense. Le accuse nei suoi confronti sono pesanti: tentativo di subornare un testimone, ostruzione della giustizia, tentata distruzione di documenti richiesti da una corte federale.
L’inchiesta del Federal Bureau of Investigation è cominciata nel gennaio scorso e mira a stabilire se ci sono stati pagamenti illegali (ma i giudici ne sono convinti) per acquisire le concessioni sui preziosi giacimenti di ferro in Guinea.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi
Nelle foto Mark Malloch-Brown, le montagne Simandou. In alto la mappa di dove si trova l’immenso giacimento
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