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Londra apre l’ambasciata a Mogadiscio. Brutta figura dell’Italia

Sei container, adibiti a ufficio. Così la Gran Bretagna ha aperto a Mogadiscio la prima ambasciata dell’Unione Europea battendo l’Italia, nonostante il nostro ambasciatore Andrea Mazzella, sostenuto dal sottosegretario Staffan De Mistura, ma non dal governo e non dal parlamento, abbia tentato da mesi in tutti i modi di organizzare un ufficio. E così l’Italia perde la leadership in quella che era una delle sue colonie, nonostante l’impegno dei diplomatici che si sono succeduti a gestire i rapporti con la Somalia e le promesse dei vari ministri degli esteri che si sono succeduti alla Farnesina.

Ne esce con le ossa rotte – diplomaticamente parlando – il nostro Paese al quale i politici somali, molti dei quali parlavano correntemente e correttamente italiano, guardavano con interesse e simpatia

Da qualche anno la Gran Bretagna si mostra assai attiva sullo scacchiere somalo. Non ha riconosciuto il Somaliland, ma le relazioni con quella parte del nord della Somalia che ha scelto la secessione sono più che ottime. Ma dopo anni passati a convincere l’Occidente a riconoscere la sua ex colonia Londra ha deciso di occuparsi attivamente di tutto il Paese. L’ha aiutato così con finanziamenti e consigli spingendo fuori dal campo sia la Francia, sia l’Italia che pure ha speso decine di milioni di euro per aiutarlo.

Tutte le ambasciate occidentali erano state chiuse durante la guerra civile nel gennaio 1991. Qualche ufficio, compreso quello italiano, era stato riaperto durante l’operazione UNOSOM (United Nation Operation in Somalia) durata dal dicembre 1992 al marzo 1995 alla quale – è bene ricordarlo – la Gran Bretagna non aveva partecipato.

Da qualche anno tra i Paesi che pomposamente avevamo annunciato la riapertura dell’ambasciata c’era l’Italia (il ministro allora era Frattini. Ma come tante delle promesse della politica italiana anche questa non si è realizzata, creando forte delusione e imbarazzo sia tra i diplomatici sia tra gli osservatori.

Il nostro ambasciatore per la Somalia, Andrea Mazzella, si è speso parecchio in Somalia e ha visitato in continuazione Mogadiscio (ma non solo anche il resto della Somalia)  cercando di tessere una tela che avrebbe dovuto realizzarsi con l’apertura dell’ambasciata. Invece nulla. La politica romana è stata sorda: eppure sarebbe stato importante per il prestigio del nostro Paese assumere un ruolo guida nella nostra ex colonia. Ma da protagonisti, quali siamo stati, siamo passati al ruolo di gregari.

Ad inaugurare l’ambasciata britannica è sceso a Mogadiscio il ministro degli esteri William Hague che il 7 maggio ospiterà a Londra una conferenza internazionale sulla Somalia, chiesta dal presidente somalo Hassan Shek Mohamud con l’intento di raccattare finanziamenti e aiuti per ricostruire il suo Paese, messo in ginocchio da una guerra che dura da più di vent’anni.

I sei container che formano l’ambasciata e su cui svetta l’union jack (la bandiera britannica) nuova di pacca, sono stati sistemati nell’enorme recinto che circonda il porto e l’aeroporto, unica zona veramente sicura di Mogadiscio, giacché è anche il quartier generale del contingente militare dell’Unione Africana (l‘AMISOM, l’Africa Mission in Somalia).

In un breve discorso William Hague ha spiegato come Londra “continuerà a lavorare in stretto contatto con il governo somalo specie su alcune priorità: la definitiva fine dalla guerra civile, il controterrorismo, la pirateria”. Ma Hague è stato sincero concludendo: “Assicureremo assistenza umanitaria, ma anche promuoveremo di interessi britannici in Somalia”.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

Nella prima e nell’ultima foto l’union jack sventola sulla nuova ambasciata britannica a Mogadiscio. Poi l’ambasciatore italiano Andcrea Mazzella e il suo vice Giuseppe Caposeno un anno fa in visita a Eyl, quello che era il santuario di pirati. Infine il Ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, a Mogadiscio lo scorso ottobre

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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