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CONGO K/Forte rischio di corruzione. Coinvolta la Glencore (Alcoa). IMF ferma un prestito

E’ coinvolta la multinazionale svizzera Glencore (la società che voleva comprare l’Alcoa di Carbonia/Iglesias) nello scandalo finanziario congolese per il quale il Fondo Monetario Internazionale ha bloccato un prestito di 200 milioni di dollari al governo di Kinshasa. Qualche giorno fa le agenzie di stampa Bloomberg e Reuters hanno riportato che il Fondo Monetario Internazionale (IMF) ha fermato il suo programma di prestiti con la Repubblica Democratica del Congo a causa delle preoccupazioni per la trasparenza nel settore minerario del paese.

L’organizzazione non governativa Global Witness, che monitora e denuncia i casi di corruzione e dì violazione dei diritti umani, fa notare che anche se il Congo”ha un disperato bisogno di fondi ha fatto bene l’IMF a bloccare il prestito, in mancanza di garanzie sulla sua destinazione finale”.

Il Congo è uno dei Paesi più corrotti del mondo e nessuna transazione avviene senza il pagamento di tangenti e prebende. Il programma triennale prevedeva un prestito globale di 500 milioni dollari. Duecento milioni non sono stati ancora erogati e il programma è scaduto il 10 dicembre di quest’anno. Le autorità congolesi speravano in una proroga, spiega un comunicato di Global Witness.

Dall’IMF è trapelato che il fondo è stato bloccato perché le autorità congolesi non hanno pubblicato, come era nei patti, il contratto minerario sottoscritto nel giugno 2011 con il quale la società statale Gecamines ha ceduto il 25 per cento della società mineraria Comide alla Straker International Corp, registrata nelle Isole Vergini britanniche.

Le autorità congolesi avevano promesso sia al IMF sia alla Banca mondiale, che avrebbero pubblicato i contratti minerari tra imprese pubbliche e private, compresi i dettagli sulla proprietà di queste società. Non solo; si erano anche impegnati a vendere i beni minerari mediante gara pubblica. Nel maggio 2011 era stato persino varato un decreto secondo cui tutti i contratti di risorse naturali sarebbero stati resi noti nei dettagli entro 60 giorni dalla loro entrata in vigore.

Le autorità congolesi non hanno pubblicato molti dei contratti stipulati più importanti. Quelli pubblicati, per altro, hanno messo in evidenza forti rischi di corruzione.

Global Witness ha espresso preoccupazione per il modo in cui, dalla fine del 2009, le società minerarie statali hanno venduto in gran segreto un gran numero di concessioni per lo sfruttamento del rame e del cobalto, in Katanga.

Le aziende che hanno acquistato le attività minerarie congolesi sono registrate in paradisi fiscali off-shore – in particolare le Isole Vergini britanniche – che mantengono il segreto più stretto sulla proprietà dell’azienda e sui nomi dei proprietari.

Nella maggior parte dei casi, forse tutti – rivela Global Witness – le società sono legate a Dan Gertler, un uomo d’affari israeliano, amico del presidente Joseph Kabila.

Dopo aver acquisito le attività, le società off-shore spesso fanno profitti giganteschi, rivendendo immediatamente le concessioni o sfruttandole associandosi e multinazionali del settore, in particolare i giganti minerari Glencore e Eurasian Natural Resources Corporation (ENRC), entrambe quotate alla borsa di Londra.

L’IMF ha chiesto che lo Stato congolese faccia piena luce sulle vendite delle società statali e in particolare ha chiesto alla Glencore e alla ENRC di fornire tutti i dettagli dell’operazione e di permettere un’investigazione indipendente che indaghi sulla tangenti che potrebbero essere state pagate. Non solo, l’organizzazione chiede di sapere se dentro le scatole cinesi delle società ci sono funzionari o politici corrotti. Un’investigazione che intende lavorare anche sul passato.

In gioco non ci sono solo interessi minerari, ma anche il governo stesso del Congo.  La recente guerra del Kivu ha messo in evidenza – se mai ce ne fosse stato ancora bisogno – l’inconsistenza di uno Stato centralizzato che non paga i funzionari pubblici i quali devono arrangiarsi taglieggiando la gente.

I rappresentanti dell’ENRC, della Glencore e di Gertler hanno difeso la correttezza delle operazioni ma Global Witness ha denunciato che sia la multinazionale e sia l’uomo d’affari hanno pagato le concessioni per le attività estrattive a un prezzo molto inferiore rispetto al loro valore commerciale.  Il governo congolese e la società statale Gecamines si hanno difesi allo stesso modo. Addirittura  il ministro Martin Kabwelulu ha raccontato all’agenzia Bloomberg qualcosa che Global Witnness definisce falso: e cioè che il governo aveva pubblicato tutte le informazioni richieste.

Global Witness vuole sapere se Dan Gertler ha interessi in Straker, la società che ha acquisito il 25 per cento di Comide. “E ‘ tuttavia noto – spiega l’organizzazione – che il signor Gertler fa parte del partenariato minerario globale, con la società Camrose – posseduta per quasi metà da Gertlwer – azionista Comide. Documenti societari ottenuti dall’organizzazione nelle Isole Vergini britanniche mostrano che la società Straker è stata registrato da Trident Trust, che a sua volta ha registrato le altre società collegate a Dan Gertler.

ENRC, per altro, è anche lei partner nella miniera Comide e, come tale, dovrebbe anche far luce sulle operazioni, come chiede l’IMF e sui suoi raparti, se ci sono con la Stalker.

Comunque la Glencore è piuttosto chiacchierata. Tra i suoi fondatori c’è  Marc Rich un faccendiere accusato di traffici illeciti,  condannato negli Stati Uniti e graziato da Bill Clinton pochi giorni prima di lasciare la presidenza degli Stati Uniti.

Massimo A. Alberizzi
twitter @malberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com

Nella foto in alto Dan Gertler al matrimonio del presidene Joseph Kabila, in basso la foto di Marc Rich

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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