Massimo A. Alberizzi
Goma, 28 novembre 2012
Grande confusione in Congo dove ieri per tutta la giornata si sono susseguite notizie di pace e di guerra. Comincia la mattina presto il capo militare del ribelli dell’M23, Sultani Makenga, in Uganda per colloqui con la sua controparte congolese. Sultani, sostiene che era stato raggiunto un accordo con il governo per il ritiro dei suoi miliziani da Goma e dai dintorni. “Ci ritireremo in 24 ore”, è l’annuncio da Kampala.
In città si diffonde il panico. “Se i ribelli si ritirano e tornano i governativi il saccheggio è certo”, sostengono all’unisono la decina di cittadini interpellati sulla questione. I poliziotti che sono raggruppati nello stadio di Goma e che pochi giorni fa hanno giurato fedeltà alla rivoluzione, in attesa di essere ricollocati tra le forze dell’ordine, sono piuttosto preoccupati. Se veramente tornano i loro capi scappati all’arrivo dell’M23 riusciranno a mantenere il loro posto? La gente è conscia dei percoli, ma poche ore dopo, alla fine della mattinata il presidente dei ribelli Jean-Marie Runiga, in una conferenza stampa, sostiene che i suoi combattenti sono pronti a lasciare le posizioni. Ma pone per il ritiro precise condizioni al presidente del Paese, Joseph Kabila.
Tra le altre che Kabila liberi i prigionieri politici, levi gli arresti domiciliari per l’oppositore storico Etienne Tchtsekedi, e che apra inchieste indipendenti, sulle elezioni del 2011 (vinte da Kabila con i brogli , come a suo tempo sostennero gli osservatori internazionali) e sugli omicidi politici avvenuti nel Paese. Condizioni che gli osservatori giudicano inaccettabili dal presidente congolese, perché significherebbero il suicidio politico dell’attuale presidente.
Nel pomeriggio l’ultima notizia. L’M23 non intende ritirarsi da Goma e procederà nella sua guerra per il controllo del Paese. Notizia confermata la sera. Il Generale Orenga, capo di stato maggiore dell’esercito congolese aveva lanciato un ultimatum di 48 ore ai ribelli perché abbandonino le loro posizioni, minacciando con un’eccessiva bellicosità: “Se non lo faranno li distruggeremo”. “Avevamo aperto un canale per negoziare – commenta Jean Marie Runiga – e Orenga ci minaccia già. E’ chiaro: loro vogliono la guerra e noi accetteremo la sfida”.
Massimo A. Alberizzi
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