Massimo A. Alberizzi
19 luglio 2012
Rossella Urru, la cooperante italiana del Cisp rapita da Al Qaeda nel Maghreb Islamico, Aqmi, il 23 ottobre scorso, è stata liberata, assieme ai suoi due compagni di prigionia spagnoli: Ainhoa Fernandez de Rincon e Enric Gonyalons.
Ieri sembrava che i ragazzi fossero già partiti verso Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, dove saranno presi in consegna dai servizi italiani e spagnoli che l’attendono al Libya Hotel, il migliore della città. Ma a tarda sera è arrivata la notizia di un ritardo nel programma: una tempesta di sabbia, che si è scatenata per tutta la giornata, ha impedito il viaggio. I tre cooperanti sono stati costretti a dormire a Gao. Si muoveranno stamattina.
La Urru e i suoi compagni erano stati sequestrati a Tinduf, nel sud dell’Algeria, in un campo che ospita almeno 100 mila profughi sahraui, la popolazione dell’ex Sahara Occidentale spagnolo.
Dopo mesi di trattative avviate dagli emissari del presidente del Burkina Faso, Blaise Campaoré, con gli emiri di Aqmi, la stretta finale del processo di liberazione comincia domenica scorsa, quando il riscatto inviato dall’Europa arriva in Burkina Faso, sotto l’occhio vigile degli emissari italiani e spagnoli.
Il denaro viene quindi trasferito all’emiro Abdul Hakim a Gao, nel nord del Mali, nell’Azawad, quel territorio in cui i radicali islamici di Aqmi, tuareg e non solo, pochi mesi fa, hanno proclamato l’indipendenza. L’emiro lunedì mattina forse è impegnato a contare il denaro o forse sta festeggiando l’arrivo dei pacchi di dollari (si parla di 10 milioni a ostaggio, per un totale quindi di trenta milioni) e così fa saltare l’appuntamento che ha preso con il collaboratore di Africa ExPress.
“Aspetta qui”, gli dice e lo lascia nel suo ufficio perché, sostiene, deve incontrare degli stranieri, probabilmente gli inviati del Burkina Faso, ai quali consegnare gli ostaggi. Con loro a Gao c’è una vecchia conoscenza: il mediatore (meglio non fare il nome) che ha ottenuto il 17 aprile scorso la liberazione di Maria Sandra Mariani, altro ostaggio italiano catturato in Algeria il 2 febbraio 2011.
Abdul Hakim, che intende procedere immediatamente alla liberazione, deve però fare i conti con i suoi. All’interno della sua katiba, la cellula islamica, si alzano voci contro la liberazione degli spagnoli: oltre al pagamento del riscatto, i dissidenti pretendono il rilascio di sette dei loro compagni di prigionia detenuti nei Paesi del Sahel. Un ufficiale italiano conferma che alcuni membri di Aqmi in carcere sono stati liberati.
L’atmosfera si rilassa e, probabilmente, contribuisce a rilassarla la promessa che una parte del riscatto verrà ridistribuita ai militanti islamici.
Martedì gli ostaggi vengono portati a Gao, la città principale del nord del Mali e base dei fondamentalisti. Per farli uscire dalla città l’emiro Abdul Hakim mette a disposizione la sua automobile, che poi non è altro che quella del console algerino in città, sequestrato con sei dei suoi collaboratori qualche mese fa. Il convoglio parte in direzione del confine con il Burkina Faso ma poi rientra, costretto dalla tempesta di sabbia.
Ieri sera il telefono del mediatore a tratti era spento e a tratti acceso. Per un momento ha preso la linea e il proprietario ha risposto, ma quando stava per passare Rossella è caduta la conversazione.
Secondo testimoni sentiti a Gao, Rossella Urru è in buone condizioni, certamente migliori di quelle dei due spagnoli, suoi compagni di prigionia.
La notizia della liberazione è stata salutata con sollievo e gioia dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal premier Mario Monti: entrambi hanno apprezzato la professionalità dei nostri servizi di sicurezza.
Massimo A. Alberizzi
da Gao, Serge Daniel
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