AFGHANISTAN

Scontro a fuoco con i soldati: ucciso il capo della rete qaedista in Somalia

Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Sanaa (Yemen), 11 giugno 2011

Nella notte ha sbagliato strada e invece di entrare nella zona di Mogadiscio controllata dagli shebab, i miliziani islamici fedeli ad Al Qaeda, il capo dell’organizzazione terrorista per l’Africa Orientale, Fazul Abdallah, è finito in un posto di blocco dei soldati del Governo Federale di Transizione somalo. Ha sbagliato una seconda volta perché ha reagito, sparando all’impazzata, mentre forse i militari, che non l’hanno riconosciuto neanche dopo morto, l’avrebbero lasciato passare.

Così il comoriano Fazul, cittadino del network del terrore, conosciuto con una serie innumerevoli di alias, cui lo stesso Osama Bin Laden aveva affidato il compito di organizzare Al Qaeda in Africa Orientale, è stato ucciso mercoledì sera tardi al posto di controllo sulla strada che da Mogadiscio porta ad Afgoi, nei pressi di quella che una volta era l’università della capitale somala.

Passaporto sudafricano

Il leader terrorista aveva un passaporto sudafricano con la sua foto ma intestato a Daniel Johnson. Il documento aveva un visto di ingresso in Tanzania datato il 16 marzo. Quando la sua auto si è avvicinata al posto blocco i soldati hanno chiesto di spegnere i fari per illuminare i tre passeggeri con le loro torce tascabili. E’ stato a quel punto che gli occupanti devono aver capito di aver sbagliato strada e che non si trovavano in una zona controllata dai miliziani shebab, ma dai soldati fedeli al TFG. Hanno aperto il fuoco.

L’ambasciata americana dopo l’attentato dell’agosto 1998

I militari hanno risposto e l’auto è stata crivellata di proiettili. Nonostante ciò uno degli occupanti è riuscito a fuggire. Assieme a Fazul è stato ucciso un secondo terrorista che aveva con sé  un passaporto canadese intestato a Abdurhanam Al Canadian.

Sull’auto sono state trovate armi, munizioni, 50 mila dollari e alcuni laptop. Giovedì i due cadaveri sono stato mostrati alla stampa e subito dopo consegnati ai burundesi dei contingente dell’Amisom (la missione dell’Unione Africana in Somalia) perché indagassero chi fossero i due stranieri uccisi nello scontro a fuoco. Solo sabato mattina è stato scoperta la vera identità del cadavere.

Gli attentati alle ambasciate

Fazul è accusato di aver organizzato il 7 agosto 1998 gli attentati contro le ambasciate americane di Nairobi e Dar es Salaam (231 morti), e di essere la mente degli attacchi a Mombasa il 28 novembre del 2000: due missili tirati contro l’aereo israeliano dell’Arkia fallirono il bersaglio ma un’autobomba lanciata contro l’hotel Paradise, frequentato da turisti dello stato ebraico, falciò la vita a 12 kenioti e 2 israeliani.

Nonostante la taglia di 5 milioni di dollari messa sulla sua testa dal governo americano, Fazul ha continuato indisturbato la sua vita in Somalia, un po’ a Mogadiscio e un po’ nell’area di Ras Chiamboni, ai confini con il Kenya, dove, secondo l’intelligence keniota, aveva organizzato un paio di campi d’addestramento per terroristi.

Secondo l’FBI, in questi anni ha utilizzato un gran numero di pseudonimi (Abdallah Fazul, Abdalla Fazul, Abdallah Mohammed Fazul, Fazul Abdilahi Mohammed, Fazul Adballah, Fazul Abdalla, Fazul Mohammed, Haroon, Harun, Haroon Fazul, Harun Fazul, Fadil Abdallah Muhamad, Fadhil Haroun, Abu Seif Al Sudani, Abu Aisha, Abu Luqman, Fadel Abdallah Mohammed Ali, Fouad Mohammed e ora si scopre anche Daniel Johnson) ma a Mogadiscio dai suoi fedeli si faceva chiamare semplicemente Sadak Al Hadj.

Delle 6 fotografie che compaiono sul sito dell’FBI solo una – secondo qualcuno chi lo conosceva, intervistato da me qualche anno fa a Mogadiscio – ricordano con una certa precisione la faccia del fondamentalista.

L’eredità del terrore

Nella capitale somala pregava nella moschea Al Idayha nel quartiere di Wahara’ Adde a poche centinaia di metri dalla vecchia “Strada imperiale” Mogadiscio-Addis Abeba, una zona dove è sempre stato pericoloso avventurarsi.

Una zona fondamentalista dove le donne già 20 anni fa usavano coprirsi con una sorta di burka che lascia intravedere solamente gli occhi e dove già allora non era difficile incontrare facce pachistane o afgane, di persone vestite con la tradizionale shalwar camise, che si usa a Peshawar o a Kabul.

Il comando passa ad Hassan Turki

Ora il timone del comando di Al Qaeda in Somalia verosimilmente passerà nelle mani di Hassan Turki, anche lui un amico di Bin Laden e islamista della prima ora. Rispetto a Fazul, che conosceva ben 6 lingue arabo, inglese, francese, swahili, comoro e Somalo, Turki ha meno possibilità di essere un leader internazionale del terrore.

Però ha una scuola militare formidabile, essendo un ex colonnello dell’esercito somalo del vecchio dittatore Siad Barre, cacciato nel 1991. Hassan Turki nel 1993 mise a punto la tecnica con la quale furono abbattuti gli elicotteri americani Black Hawk a Mogadiscio nell’ottobre di quell’anno: una granata anticarro (Rpg), normalmente assai imprecisa, modificata in modo tale da non esplodere all’urto con la carlinga, ma all’impatto con il vortice d’aria dei rotori. Le schegge danneggiano le lame e il velivolo precipita. E’ chiaro che in questo modo il raggio d’azione del razzo aumenta. Una tecnica più tardi adoperata contro gli elicotteri alleati in Iraq e in Afghanistan.

Massimo A. Alberizzi
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maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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