Kenya, dietro ai Ricci accusati di traffico di cocaina l’ombra dello scandalo

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Angelo Ricci e la moglie Estella Dominga Furuli

DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 20 giugno 2006

Non finisce il calvario di Angelo Ricci e Estella Duminga Furuli, la coppia accusata di un ingente traffico di droga. Oggi era attesa la sentenza (la pena prevista dal codice keniota per questo genere di reati arriva all’ergastolo). Invece il giudice Aggrey Muchelule non si è presentato e l’udienza è stata rinviata al 28 giugno, ore 11.

I due italiani devono rispondere di traffico di droga. Una montagna enorme, esattamente una tonnellata e duecento chili di cocaina (valore 70 milioni di euro)  per cui il settantenne Angelo Ricci, foggiano, e sua moglie (43 anni) Estella Duminga Furuli, argentina-calabrese, entrambi incensurati, dal 14 dicembre 2004 marciscono nelle fatiscenti galere di Nairobi. Con loro 5  kenioti, incriminati per lo stesso reato. Tutti hanno protestato la loro innocenza e raccontato quanto sia dura la vita nelle carceri keniote: per mangiare i detenuti devono scartare insetti e vermi dal cibo, dormono per terra e subiscono umiliazioni di ogni genere.

La storia del traffico di droga di cui sono accusati i due italiani sta diventando scottante in Kenya dopo che le rivelazioni pubblicate dal Corriere della Sera http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/03_Marzo/28/alberizzi.shtml su un coinvolgimento ai massimi livelli delle autorità keniote, sono state riprese da diversi giornali, tra cui il prestigioso Africa Confidential. Sembra un machiavellico intrigo internazionale che ha risucchiato i due italiani e gli altri imputati facendogli fare la parte dei capri espiatori.

Angelo Ricci e la moglie Estella Dominga Furuli

La vicenda cui sono coinvolti i Ricci, infatti, sembra avere connessioni con un serio scandalo che sta scuotendo la stessa presidenza della repubblica del Kenya e coinvolge pezzi grossi della mafia internazionale..

Giovedì 8 giugno due fratelli armeni, Artur Margaryan e Artur Sargsyan, entrano con i loro tesserini di riconoscimento all’aeroporto di Nairobi per impedire che i doganieri ispezionino le 9 valigie di proprietà di una loro amica che era appena arrivata da Dubai. Uno dei due fratelli brandisce una pistola, prendono sottobraccio la ragazza, afferrano i bagagli e al grido “Voi non sapete chi siamo noi” se ne vanno. Il giorno dopo, su un ordine preciso del capo della polizia Generale Hussein Ali, i due, invece di essere portati davanti a un magistrato e giudicati, sono espulsi dal Paese. 

Nella loro residenza (gli armeni vivevano a Nairobi, ma erano stati espulsi alcune settimane prima) la polizia, sfondata la porta, trova mitra d’assalto giubbotti e berretti con la scritta “Polizia”,  targhe d’auto diplomatiche, passaporti kenioti e carte di identità per vice commissari della polizia, carte d’accesso nelle aree dell’aeroporto, anche nelle zone ad alta sicurezza. In giardino 15 auto, alcune con targhe del governo.

Secondo i giornali kenioti, per sua stessa ammissione, Artur Margaryan è il fidanzato di Winnie Wambui, figlia di Mary Wambui, la consigliera più potente e influente di Mwai Kibaki, il presidente della Repubblica. Si dice anche che sia la sua seconda moglie. Lui ha sempre smentito, tuttavia una voce di questo tipo, assai insistente a Nairobi, dimostra come siano strette le relazioni tra i due.

Nel tentativo di azzittire i giornali che mettono sotto accusa la stessa presidenza, Kibaki sospende il capo della polizia criminale (Criminal Investigative Department, Cid) Joseph Kamau e una serie di funzionari di alto livello, tra cui la stessa Winnie Wambui, consigliere speciale del ministro delle acque. Si scopre che i due armeni con i loro tesserini d’accesso potevano entrare senza problemi in tutte le aree dell’aeroporto. E si scopre che al porto di Mombasa i due hanno ricevuto almeno 29 container, consegnati loro senza essere sottoposti ai rituali controlli doganali.

Cosa contenevano quei container? Certamente qualcosa di illegale, altrimenti non avrebbero saltato le ispezioni. A Nairobi nelle redazioni dei giornali chi investiga sulla vicenda non ha dubbi: “Cocaina”.

Investigazioni del Corriere della Sera hanno appurato che l’immensa quantità di cocaina che i Ricci sono accusati di aver trafficato, sono arrivati al porto di Mombasa, poi trasferiti a Nairobi e infine, in parte, portati in quella villa di Malindi che la coppia italiana aveva l’incarico di affittare e aveva in effetti locato a un gruppo di olandesi, da una compagnia di Mombasa, la Prima Binns & Pest Control,  di proprietà dei fratelli Abubakar, detto Abu, e Hassan Joho. La società ha la concessione della raccolta dei rifiuti e della derattizzazione del porto. Fino a qualche anno fa i due fratelli, con i loro quattro camion scassati, erano sul punto di fallire. Dal 2003 – anno in cui è arrivato al potere Mwai Kibaki- sono diventati improvvisamente ricchissimi e vantano un’amica potente: la solita Mary Wambui. ”Sono estremamente arroganti – racconta senza mezzi termini uno che lo conosce bene ma che per paura vuole mantenere l’anonimato -. Usano il denaro per corrompere gli agenti di polizia. Lo fanno in pubblico senza pudore davanti a tutti. Quando Mary Wambui arriva a Mombasa i Joho mandano la loro Mercedes nera a prenderla all’aeroporto. Per loro è un gioco da ragazzi fare uscire la merce dal porto. I Ricci sono estranei al traffico di droga. La cocaina che sono accusati di smerciare è stata trasportata fuori da porto di Mombasa dai camion dei fratelli Joho. Mettevano i pacchetti sotto l’immondizia e nessun poliziotto ai posti di blocco sulla strada osava metterci le mani dentro”.

Abu, e Hassan Joho sono in società con Artur Margaryan e Artur Sargsyan. I loro pass per entrare in aeroporto erano stati rilasciati a nome della società Chelamed Ltd, di cui Abu Joho è direttore generale.

Ma esiste un altro imbarazzante collegamento: partner dei due armeni è anche Baktash Akasha, membro della potente omonima famiglia accusata di traffici illeciti. Margaryan ha tempo fa dichiarato che una delle Akasha è sposata con un suo manager.

Secondo il quotidiano keniota The Nation,  il capofamiglia, Ibrahim Abdallah Akasha, uno degli uomini più ricchi del Kenya, era un trafficante internazionale di droga, riuscito a salvarsi dalla galera grazie alle sue potenti amicizie nel governo. Viene ucciso nel maggio 2000 ad Amsterdam in Bloedstrat (via del Sangue) in un agguato tesogli mentre stava andando a un appuntamento con un trafficante rimasto sconosciuto, per discutere il mancato pagamento di una partita di eroina che aveva consegnato in Olanda nel 1999.

I trafficanti che hanno usato la villa di Malindi affittata loro dai Ricci sono olandesi meno uno, George Kiragu, sposato a una olandese, Anita. Gli ispettori dei Paesi Bassi stanno anch’essi investigando e, nell’ambito di questa complessa inchiesta internazionale, hanno proceduto ad arrestare nel loro Paese quelli che considerano i complici di Kiragu: Robertus Johannes Stehman, Hendrik Baptiste Hermanj, Johan Neelen, Arien Gorter and Marinus Hendrik van Wezel. Sono loro gli organizzatori del traffico che ha trovato potenti connivenze in Kenya. Quando sono scappati, prima dell’arrivo della polizia nella villa di Malindi dove è stata trovata la cocaina, sono volati con tutto comodo a Nairobi, hanno dormito una notte all’Hotel Panafric e la mattina successiva si sono imbarcati su un volo della KLM per Amsterdam. Anche loro, come fratelli armeni, avevano in mano i cartellini d’accesso alle aree riservate dell’aeroporto. Del loro passaggio al Jomo Kenyatta International Airport il 13 dicembre 2004, non è rimasta alcuna traccia. Chi li ha coperti e chi aveva emesso i pass per loro?

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

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