Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 17 ottobre 2017
La Repubblica Democratica del Congo (RDC o Congo-K) è stata eletta ieri nel Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) con centocinquantuno voti su centonovantatré, tanti sono gli Stati membri dell’ONU. Novantasette voti a favore è la soglia minima necessaria per poter far parte del Consiglio.
Oltre centocinquanta Organizzazione non governative, tra loro anche Human Rights Watch, hanno chiesto agli Stati membri di non accettare la candidature del Congo-K, per le gravissime e continue violazioni dei diritti umani (http://www.africa-express.info/2017/06/21/congo-k-riesplode-la-guerra-civile-meno-di-un-anno-oltre-3000-morti/). Anche gli Stati Uniti d’America si sono espressi negativamente circa l’ammissione della RDC in seno all’UNHRC. L’ambasciatore degli USA presso l’ONU, Nikki Haley, già nel mese di luglio aveva reso noto le sue perplessità circa la candidatura del Congo-K.
Il Consiglio dell’ONU per i Diritti umani era già stato aspramente criticato per aver eletto nel suo seno Stati come l’Arabia Saudita, Egitto, Cina, Iraq, Ruanda e Cuba. L’ex colonia belga è il primo Paese africano francofono a far parte dell’UNHRC. L’elezione avviene proprio in un momento in cui il Paese è al centro di una grave crisi politica e umanitaria interna e quindi è alla ricerca di legittimità a livello internazionale, specie dal dicembre 20016,quando cioè il presidente Joseph Kabila avrebbe dovuto lasciare il potere (http://www.africa-express.info/2016/11/10/parola-dordine-di-joseph-kabila-oppressione-interrotte-due-emittenti-radio-nel-congo-k/).
ll presidente è salito al potere dopo l’assassinio del padre, Laurent-Désiré Kabila, nel 2001. E’ stato rieletto nel 2006 e nel 2011; il suo mandato è scaduto a dicembre dello scorso anno. Ma lui ne ha chiesto un altro, il terzo, e la sua pretesa è stata fortemente contestata dall’opposizione, perché anticostituzionale. Dopo lunghe ed estenuanti trattative (http://www.africa-express.info/2017/01/15/congo-k-la-firma-di-un-accordo-tra-governo-e-opposizione-non-ferma-le-violenze/), una nuova tornata elettorale era stata fissata per la fine di quest’anno, comunque pare che questo termine non possa essere rispettato.
Solo pochi giorni fa Maman Sidikou, l’inviato speciale dell’ONU nel Congo-K ha specificato che le violenze devono cessare, in particolare nel Kasai centrale e i responsabili devono essere assolutamente consegnati alla giustizia e ha aggiunto: “Prevale ancora il contesto di incertezza politica”. Ora il Consiglio di sicurezza dell’ONU attende un calendario dettagliato, ma soprattutto realistico per le prossime elezioni, con relativo budget e l’attuazione di misure volte ad un clima politico meno teso e la garanzia che vengano rispettate le libertà fondamentali.
Le forze di sicurezza di Kinshasa sono accusate di essere i responsabili della maggior parte degli orribili crimini e delle violenze commesse nella regione del Kasai; non dimentichiamo le fosse comuni ritrovate e che proprio l’ONU aveva minacciato di essere pronta ad avviare un’inchiesta presso la Corte penale internazionale dell’Aja, se le autorità di Kinshasa dovessero rifiutarsi di aprire proprie indagini, finalizzate a scovare i responsabili di questi massacri. Ed ora questo Paese è stato eletto nel Consiglio dell’ONU per i diritti umani, un ennesimo esempio di ipocrisia della diplomazia internazionale.
Il gruppo dei Paesi africani si era accordato per proporre le proprie candidature: oltre a Kinshasa, Nigeria, Angola e Senegal. L’Angola è stata ammessa con centottantasette voti, la Nigeria con centottantacinque, mentre il Senegal con centottantatre.
L’UNHRC ha sede a Ginevra e lavora a stretto contatto con l’Alto commissariato per i diritti umani. E’ stato istituito nel 2006. È composto da 47 Stati, eletti a scrutinio segreto dall’Assemblea generale a maggioranza dei suoi membri. Come in altri organismi dell’ONU, si applica il principio dell’equa ripartizione geografica. Il mandato ha la validità di tre anni e non è rinnovabile. Oltre ai quattro Paesi africani, sono stati eletti lo scorso lunedì anche Afghanistan, Australia, Cile, Messico, Nepal, Pakistan, Spagna, Ucraina e Slovacchia e Perù.
Marie-Ange Mushebekwa, ministro per i diritti umani del Congo-K, ha ringraziato gli Stati dell’Assemblea generale dell’ONU che con il loro voto hanno espresso la fiducia nel governo di Kinshasa e per non essersi piegati alle pressioni alle quali sono state sottoposti.
Cornelia I. Toelgyes
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