Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 24 agosto 2017
Lo spoglio delle schede non è ancora terminato, ma già si sa per certo chi sarà il vincitore delle elezioni che si sono tenute ieri in Angola: João Lourenço, il delfino che il presidente Dos Santos, dopo 38 anni di potere quasi assoluto, ha designato come suo successore. Edoardo dos Santos non ha partecipato a questa tornata elettorale come protagonista e João Lourenço, ministro alla difesa e vice presidente del partito Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola è pronto a ereditarne le redini. Dos Santos resta comunque segretario dell’MPLA almeno fino 2022. Le opposizioni ( l’UNITA, Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola, e il CASA -CE, Convergenza Ampia per la Salvezza dell’Angola – Coalizione elettorale, le due più grosse) hanno già denunciato brogli e e manipolazioni.
Le elezioni si sono svolte in modo tranquillo durante tutta la giornata di ieri. In tre delle diciotto province del Paese l’apertura dei seggi è stata prolungata, mentre quindici seggi sono rimasti chiusi durante tutta la giornata di mercoledì nelle province di Benguela e Lunda Norte, perché, come ha fatto sapere Julia Ferreira, portavoce della Commissione elettorale nazionale angolana, l’aereo che avrebbe dovuto consegnare in alcune zone molto isolate le schede elettorali, le urne e altro materiale, si è schiantato al suolo nella regione di Moxico.
Alcuni cittadini sono stati informati solo una volta giunti al seggio, di essere stati iscritti in un altro ufficio elettore, spesso assai distante. Una signora anziana di Luanda, la capitale, ha percorso oltre venticinque chilometri a piedi, pur di poter esercitare il suo diritto-dovere. L’opposizione ha fortemente criticato questi trasferimenti. Isaias Samakuva, candidato dell’UNITA, primo partito all’opposizione, sostiene che questi inconvenienti siano stati creati di proposito per impedire ad alcune persone di andare a votare.
Per l’Angola e la sua gente questa tornata elettorale rimarrà nella storia: nessuno è voluto mancare a questo appuntamento, nessuno si è lasciato scoraggiare da inconvenienti burocratici, anche se ha dovuto spostarsi di due o trecento chilometri, come è successo in alcune zone di campagna. Gli oltre nove milioni di elettori angolani non vogliono rimanere solo spettatori. Vogliono scegliere il loro nuovo presidente, anche se il risultato è già scontato.
Finora sono stati scrutinati solamente poco più del sessanta per cento dei voti e il partito al potere è in netto vantaggio. Ecco i risultati parziali: MPLA 64,57 per cento, UNITA 24,04 per cento. La partecipazione al voto è stata del 76,83 per cento, secondo i dati forniti dalla Commissione elettorale. Ma già piovono le polemiche. L’opposizione si chiede da quale fonte la Commissione abbia potuto prendere i dati provvisori annunciati poco fa.
Ma cosa cambierà con l’arrivo del nuovo presidente? Forse ben poco. Attualmente la maggior parte degli incarichi di rilevanza sono occupati da persone che godono della massima fiducia del presidente usceente. La figlia Isabel dos Santos è a capo della Sonangol, la società petrolifera di Stato (http://www.africa-express.info/2016/06/03/il-dittatore-angolano-nomina-la-figlia-a-capo-della-compagnia-statale-del-petrolio/), il figlio amministra il fondo statale petrolifero e anche gli alti funzionari di polizia, dei servizi segreti e dell’esercito sono tutte persone dell’entourage del dittatore.
In linea di massima nessuna di queste persone dovrebbe decadere con il cambio della guardia al governo perché una delle ultime leggi che ha fatto approvare a grande maggioranza dal Parlamento prevede che le scelte sul personale, effettuate da dos Santos non possono subire variazioni con la nomina del nuovo capo di Stato. Ovviamente questa legge è stato motivo di grandi polemiche, perché limita enormemente la libertà d’azione del nuovo futuro leader del Paese.
L’Angola è uno dei maggiori produttori di petrolio dell’Africa, secondo solo alla Nigeria, eppure il trenta per cento della popolazione vive in povertà estrema, vale a dire con meno di 1,9 dollari al giorno. L’aspettativa di vita è relativamente bassa, non supera i cinquantuno anni, mentre la malnutrizione infantile è tra il trenta e il quaranta per cento.
Dos Santos non ama le critiche. Sotto il suo regime i dissidenti molto spesso venivano arrestati e processati (http://www.africa-express.info/2016/07/01/angola-liberati-17-dissidenti-in-galera-per-aver-letto-un-libro-sovversivo/). Diciamolo francamente: i diritti umani non erano tra le priorità del vecchio leader, che durante gli anni ha avuto – come per altro tanti leader africani – una trasformazione copernicana: da combattente per la libertà e l’uguaglianza è saltato nei panni del dittatore cleptocrate dal portafoglio gonfio di capitali all’estero. E infatti, Amnesty ha spesso protestato e oggi ha fatto un appello al governo che sarà formato dopo le elezioni perché attenui la morsa liberticida.
Ben cosciente del malcontento che regna nel Paese, negli ultimi mesi l’MPLA ha letteralmente invaso la ex colonia portoghese con tutta la sua potenza finanziaria a disposizione; si sono moltiplicate le inaugurazioni di grandi opere, come dighe e ponti. E il delfino di dos Santos ha fatto sapere durante una conferenza stampa alla vigilia delle elezioni: “La mia missione sarà quella di rilanciare il Paese. Vorrei essere ricordato come l’uomo del miracolo economico in Angola”.
Gli analisti politici sono cauti nell’esprimere la loro opinione su questa tornata elettorale, ma visto il contesto attuale sono tutti concordi che l’MPLA non raggiungerà certamente il settantadue per cento dei voti come cinque anni fa.
Cornelia I. Toelgyes
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