Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 1 giugno 2017
Alcuni soldati francesi del contingente Barkhane e quattro caschi blu, dei quali non è stata resa nota la nazionalità, sono stati feriti da diversi colpi di mortaio questa mattina al campo di Timbuktu della Missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite in Mali (MINUSMA). Le condizioni di salute di uno dei militari francesi colpiti destano preoccupazioni; è stato immediatamente operato nell’ospedale da campo, gestito dalle truppe svedesi di MINUSMA.
Immediatamente dopo l’attacco da parte di sconosciuti, sono scesi in campo truppe terrestri e aeree per rintracciare i colpevoli.
Mercoledì scorso, invece, sono stati uccisi tre soldati maliani durante un’imboscata nel nord del Paese, ad una trentina di chilometri da Nampala. Secondo un portavoce del ministero della Difesa maliano, il primo veicolo del convoglio sarebbe saltato su una mina. Inseguiti, i terroristi avrebbero attaccato le altre vetture. Anche nelle fila degli assalitori ci sarebbero stati tre morti. Questo attacco è stato rivendicato dalla nuova alleanza “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani”, l’unificazione di diverse formazioni armate, già attive da anni nel Sahel. Il nuovo gruppo è guidato da Iyad Ag Ghali, vecchia figura indipendentista tuareg, diventato capo jihadista e fondatore di Ansar Dine. (http://www.africa-express.info/2017/03/08/cinque-gruppi-jihadisti-attivi-nel-sahel-si-sono-riuniti-sotto-la-guida-di-un-capo-tuareg/)
Anche nel Niger ieri sono stati barbaramente ammazzati sei soldati dell’esercito nigerino e quattro membri della guardia nazionale. L’attacco jihadista è avvento ad Abala, che dista poco più di duecento chilometri dalla capitale Niamey, al confine con il Mali. Una fonte della sicurezza nazionale ha raccontato che alla sera quattordici autovetture SUV, con a bordo uomini pesantemente armati, sono entrati nella città, assalendo la base militare della zona, già teatro di diversi attacchi in passato. I combattimenti tra i terroristi e forze della ex colonia francese si sarebbero protratti fino a poche ore fa. Questa mattina, il ministro degli Interni, Mohamed Bazoum, ha partecipato ai funerali delle vittime.
Abala si trova nella regione di Tillabéri, che ospita anche un campo per rifugiati maliani. Tillabéri e Tahoua, regioni confinanti con il Mali e il Burkina Faso, sono oggetto di soventi attacchi terroristi. Solo una settimana fa due poliziotti ed un civile sono stati uccisi durante un assalto all’ufficio postale della zona di Tillabéri. Tra febbraio e marzo sono stati ammazzati una ventina di persone appartenenti alle forze dell’ordine e della sicurezza nigerine. Per questo motivo il governo ha dichiarato lo stato di emergenza in alcune aree di queste due regioni all’inizio di marzo; alcuni mercati rurali sono stati chiusi dalle autorità e in alcune località è tassativamente vietato circolare con la moto o in macchina, per evitare eventuali infiltrazioni jihadiste.
Anche le scuole non sono esenti dalle aggressioni dei terroristi. Alla fine di maggio uomini armati hanno attaccato una scuola primaria nella regione di Mopti, a Ndodjigado, nel centro del Mali. Secondo alcune testimonianze, otto jihadisti sarebbero arrivati in sella alle loro moto, irrompendo nell’edificio, dopo aver sfondato la porta con i loro fucili. Prima di andarsene, hanno saccheggiato le aule e dato fuoco allo stabile.
Per fortuna al momento del loro arrivo, verso le cinque del pomeriggio, le lezioni erano terminate e nessun scolaro si trovava nello stabile. Pur non avendo provocato vittime, questo attacco ha seminato il panico tra la popolazione. La scuola in questione è una scuola statale laica, dove l’insegnamento viene effettuato in lingua francese o nel dialetto locale, non ci sono lezioni di arabo o di religione. Dunque la scelta di attaccare questo tipo di istituto non è stato un caso.
Dopo questo incidente, alcune scuole sono state chiuse nel centro e nel nord del Paese. Molti insegnati sono in sciopero e diversi titolari di cattedra a Ndodjigado sono scappati, si sono rifugiati in villaggi vicini, per paura di ripercussioni; tutti chiedono una maggiore presenza delle forze dell’ordine per proteggere gli alunni e i loro maestri. Il terrorismo non uccide solo le persone, mira alla desertificazione delle menti.
Qualche settimana fa è stata riportata la notizia della lapidazione di una coppia maliana da diversi giornali internazionali e locali. (http://www.africa-express.info/2017/05/19/convivevano-senza-essere-sposati-gli-islamici-lapidano-una-coppia-mali/) Tale fatto era stato confermato da un nostro stringer. Fortunatamente la coppia in questione è ancora viva. In zone come queste, dove le incursioni di vari gruppi jihadisti sono all’ordine del giorno, tutto può accadere. La coppia in questione era stata arrestata da estremisti islamici e minacciata di morte con lapidazione. Secondo un notabile del luogo, ci sarebbe stata una simulazione dell’esecuzione. Il “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani”, ritenuto inizialmente responsabile di tale efferato delitto, ha smentito categoricamente il suo coinvolgimento nella presunta lapidazione in diversi social network venerdì scorso.
Cornelia I. Toelgyes
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