Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 15 marzo 2017
In Africa, nel bene e nel male, tutti conoscono monsieur Bolloré. Di fatto, anche grazie alle aziende che hanno il suo nome, l’Africa o perlomeno quella parte chiamata Françafrique, porta nutrimento alla Francia.
È un business troppo ghiotto e vasto perché si possa interrompere l’immenso flusso di denaro e materie prime, anche strategiche, per i nostri cugini d’oltralpe. Per avere un’idea più precisa del Bolloré Group, è fra i primi 500 gruppi economico-finanziari leader del pianeta e le sue aziende sono presenti in 130 Paesi.
Il business diversificato
Le sue aree di intervento sono diversificate e vanno dalla fabbricazione di pellicole plastiche alla logistica internazionale e ai trasporti, dai media alla pubblicità, dalle telecomunicazioni ai sondaggi fino alle ricerche di mercato, dalla produzione di batterie per auto al car-sharing di auto elettriche, dalla distribuzione di carburanti alle piantagioni di olio di palma e vigneti. Il suo grande business in Africa da molti è invece ritenuto a un enorme saccheggio.
Secondo dati aziendali riferiti al 2015, ha un giro d’affari di quasi 11 miliardi di euro che gli portano un reddito netto di 727 milioni annui e un patrimonio netto di 11 miliardi e 285 milioni di euro e dà lavoro oltre 58 mila persone.
L’affare delle privatizzazioni
Nel continente africano il gruppo Bolloré è presente da tre decenni. È diventato proprietario di varie aziende che hanno fatto fortuna nell’import-export e nei trasporti nel periodo coloniale. Ha infatti approfittato delle privatizzazioni imposte dalle istituzioni finanziarie internazionali ad alcuni Paesi africani. Nel 1986 ha ottenuto la concessione di infrastrutture strategiche come la linea ferroviaria (Sitarail di 1250 km.) che collega e il porto di Abidjan, in Costa d’Avorio, a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. Nel 1999 in Camerun ha avuto la concessione della Camrail, 1100 km. di ferrovia che dal porto di Douala arriva alla capitale Yaounde e a alla città di Ngaoundere.
In Africa ha aperto 200 agenzie in 41 Paesi dove ci lavorano 20 mila persone per un giro d’affari che copre il 25 per cento del totale aziendale. Con la Bolloré Africa Logistics Network, la più grande rete di logistica integrata, nel continente è il maggiore operatore del settore. Negli ultimi anni soprattutto si è esteso soprattutto in Africa australe e orientale dove offre supporto nel campo petrolifero ed estrattivo.
Il coltan e i conflitti
Tra i minerali che interessano Bolloré c’è anche la columbite-tantalite. Conosciuta meglio come coltan, è un minerale strategico perché utilizzato nell’industria hi-tech per costruzione di condensatori di smartphone e computer portatili. Il coltan, come i diamanti, è spesso legato al finanziamento e al traffico di armi di gruppi armati delle guerre dell’Africa centrale. Secondo un’indagine Onu degli anni 2000, la SDV Transitra del gruppo Bolloré trasportava coltan da Kigali (Ruanda) a Mombasa (Kenya) e Dar es Salam (Tanzania) per poi salpare per i porti belgi di Anversa e Ostenda.
I porti africani
Il fiore all’occhiello di Vincent Bolloré sono i porti africani, fondamentali per la sua rete di trasporti nel continente. In pochi anni, attraverso le sue filiali o in collaborazione con altri operatori che gestiscono i terminal dei container ha vinto la concessione di una ventina di porti: da Abidjan e San Pedro (Costa d’Avorio) a Bangui (Repubblica Centrafricana), da Tincan (Lagos, Nigeria) a Moroni (Isole Comore), da Freetown (Sierra Leone) a Pointe-Noire (Congo-B).
Il benefattore e i diritti umani
Per alcuni il miliardario bretone viene accusato di essere intermediario del neocolonialismo francese, per altri è ritenuto un visionario benefattore, rispettoso dei diritti umani che porta posti di lavoro e costruisce scuole con il motto “educazione per tutti”.
Ma nelle decine di migliaia di ettari di piantagioni di palma del Camerun, le cose non vanno molto bene. Secondo un’inchiesta fatta dalla TV France2 ci lavorano – senza alcuna protezione – uomini e donne di tutte le età, anche minorenni, che vivono in case di legno fatiscenti e chiedono condizioni di vita migliori.
Nel 2013 una delegazione camerunese, a Parigi, ha consegnato pubblicamente a monsieur Bolloré una lettera e la documentazione riguardante i problemi nelle piantagioni.
L’Ocse Francia-Organisation de coopération et de développement économiques, sulla base dei documenti consegnati ha aperto un’inchiesta e tre anni dopo, con una rarissima procedura, ha verificato che il Gruppo Bolloré non ha rispettato i diritti umani, non ha rispettato l’ambiente e non ha garantito la salute e la sicurezza sul lavoro.
I leader africani e i crimini di guerra
Di sicuro Vincent Bolloré ha avuto e ha ancora ottimi rapporti con i leader africani, anche con chi ha poco o nessun rispetto per i diritti umani. Tra questi l’ex presidente della Liberia, Charles Taylor, condannato dalla Corte penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Anche Paul Biya, presidente del Camerun, al potere da 35 anni, più volte denunciato da Amnesty International è tra i politici africani con i quali Bolloré è in affari.
Nonostante questi rapporti con i politici africani che possono metterlo in imbarazzo in Francia e nel mondo, il miliardario francese sa di poter contare su una solida rete di amicizie a livello politico e soprattutto dei media che controlla e che lo possono difendere. Primo fra tutti Canal+ (controllata al 100 per cento), asset di Vivendi, la società di media e telecomunicazioni di Bolloré che ha 24,9 per cento di Telecom Italia e il 28,8 per cento di Mediaset.
Grazie a Vivendi e Canal+ a Conakry, capitale della Guinea, Bolloré ha fatto un’operazione spettacolare che ha avuto il gradimento del presidente della repubblica, Alpha Condé, da pochi mesi eletto presidente della repubblica e della popolazione.
Nel settembre 2015, in occasione della fine dell’epidemia di ebola, nella spianata del Palazzo del popolo, ha organizzato un concerto gratuito con numerosi gruppi musicali africani che ha attirato almeno 25 mila persone da tutto il Paese.
Venti minuti dopo l’inizio del concerto, il capo dello stato è apparso sul palco accolto dalle ovazioni dalla folla per il graditissimo regalo. Una versione moderna di “Panem et circenses” che gli antichi romani conoscevano bene e che funziona sempre. Non a caso due dei settori del business di Vivendi – la comunicazione e sondaggi – hanno fatto comodo sia ad Alpha Condé che Vincent Bolloré.
Vedi anche:
Bolloré (Vivendi): assalto all’Africa e all’Italia
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
twitter: @sand_pin