Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 10 ottobre 2016
Angela Merkel, il cancelliere tedesco, ha terminato oggi la sua visita a Bamako, Mali, prima tappa del suo safari in Africa. Il suo tour prevede un incontro con il presidente nigerino Mahamadou Issoufou a Niamey, in Niger, mentre martedì volerà ad Addis Ababa, capitale dell’Etiopia, sede dell’Unione africana (UA).
Al suo arrivo a Bamako ha incontrato il presidente maliano Ibrahim Boubacar Keïta. Tema principale del colloquio è stato ovviamente l’immigrazione “clandestina” verso l’UE, lo scopo principale del viaggio in Africa della cancelliera. Infatti, la Germania, l’Italia e la Francia si sono impegnati con l’UE di cercare degli accordi con le ex-colonie francesi, in particolare con il Mali e il Niger. Da gennaio a settembre di quest’anno seimilacinquecento maliani hanno fatto domanda di asilo nell’UE, relativamente pochi, ha fatto notare la Merkel “e per questo la stabilizzazione del Paese è nelle nostre priorità” – ha aggiunto.
I tedeschi partecipano a MINUSMA (acronimo francese per Mission multidimensionnelle Intégrée des Nations Unies pour la Stabilisation au Mali) con cinquecentoquaranta soldati, mentre altri centotrenta militari fanno parte dell’EUTM (acronimo per “Missione di formazione dell’UE”), con il compito di formare le forze di sicurezza maliane. (http://www.africa-express.info/2015/11/28/mali-terroristi-attaccano-i-peacekeeper-merkel-invia-650-militari/).
La Merkel ha confermato al presidente maliano il pieno appoggio nella lotta contro la droga e i trafficanti di uomini. E ha sottolineato: “Vogliamo dare il nostro contributo alla stabilizzazione del Paese”. Dal canto suo Keïta ha promesso un maggiore impegno del suo governo per frenare l’emigrazione, ma in cambio ha chiesto un ulteriore “regalo”: altri elicotteri per la missione MINUSMA, richiesta per ora lasciata in sospeso dalla cancelliera.
Prima della sua partenza verso il Continente nero la Merkel ha rilasciato una breve dichiarazione durante una conferenza stampa: “Dovremmo impegnarci di più del destino dell’ Africa. Il suo benessere è nell’interesse della Germania”.
Certo, meno richiedenti asilo, meno grattacapi. Ecco perché è stato istituito il fondo fiduciario d’emergenza dell’UE per l’Africa, al quale ha persino aderito la Svizzera, garantendo un contributo di cinque milioni di Euro, per affrontare le cause profonde della migrazione africana e proteggere meglio i migranti. Certo, garantire investimenti che dovrebbe dare una maggiore qualità di vita alle popolazioni. Ma esiste il reale pericolo di finanziare dittatori. Con il flusso di denaro a disposizione aumenta la repressione e con essa la fuga dal proprio Paese.
Nel 2012 oltre la metà del nord della ex-colonia francese era sotto il controllo dei gruppi jihadisti. Solo con l’arrivo nel 2013 del contingente internazionale della missione MINUSMA, in gran parte dell’aerea è stata ristabilita l’autorità del governo. Alcune zone, come Kidal, sfuggono ancora al controllo delle truppe maliane ed internazionali, malgrado sia stato firmato nel giugno 2015 il “Trattato per la pace e la riconciliazione nel Mali” (http://www.africa-express.info/2015/06/24/firmato-laccordo-di-pace-mali-anche-dai-ribelli-maggioranza-tuareg/) e l’attuazione dell’accordo stenta a decollare (http://www.africa-express.info/2016/08/22/14413/).
Solo due giorni fa è stato ucciso Cheikh Ag Aoussa , capo di Ansar Dine, movimento ribelle tuareg. Aoussa stava tornando da una riunione tenutasi alla sede di MINUSMA a Kidal, nel nord-est del Paese, quando la sua macchina è saltata su una mina ed è morto sul colpo.
Cheikh Ag Aoussa, un touareg della tribù degli Ifoghas fa parte dell’Alto consiglio per l’unità dell’AZAWAD (HCUA); nel 2012, l’inizio dell’insurrezione, aveva fatto parte di ANSAR DINE, guidato ancora oggi dal touareg maliano Iyad Ag Ghaly.
Cornelia I. Toelgyes
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