Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 7 aprile 2016
Ebola non si arresta. Dopo essersi “risvegliato” in Guinea a metà marzo (http://www.africa-express.info/2016/03/19/ritorna-in-guinea-la-paura-di-ebola-tre-nuovi-morti/) il terribile virus si è ora manifestato di nuovo anche il Liberia dove i morti sono già saliti a otto.
Anche se il governo di Monrovia ha immediatamente chiuso le sue frontiere con la Guinea per la paura che il contagio si propagasse, la misura non è stata sufficiente. Domenica scorsa è deceduta una trentenne appena giunta in un ospedale nella capitale liberiana. Il marito, contagiato dal virus era morto in Guinea mentre lei era in viaggio con i suoi tre figli. E’ riuscita ad attraversare la frontiera nonostante questa sia stata ufficialmente chiusa dalla fine di marzo (http://www.africa-express.info/2016/03/28/panico-in-guinea-altri-undici-ammalati-di-ebola-tutti-bambini-tre-morti/)
Il Ministero della Sanità liberiano, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e i loro partner, hanno immediatamente inviato personale altamente specializzato nella “ Soul Clinic Community”, dove la donna morta alloggiava con la sorella dopo il suo arrivo a Monrovia. Avrebbe ricevuto le prime cure nella Ma Watta Clinic a Jakob Town, in seguito è stata trasferita al “Redemption Hospital” a New Kru, dove è spirata al suo arrivo.
Sorbor George, direttore per le comunicazioni del Ministero della Salute ha comunicato che la nazionalità della donna non è stata ancora individuata. “Finora abbiamo rintracciato ottantacinque persone con cui è venuta a contatto. Tra loro ci sono quindici operatori sanitari, mentre uno dei tre figli della vittima è risultato positivo al test. Attualmente è ricoverato alla ELWA Emergency Treatment Unit insieme ad altri ”, ha aggiunto George.
L’OMS non è particolarmente preoccupata e ha dichiarato che ebola nell’Africa occidentale non è più considerato come un’emergenza di salute pubblica a livello internazionale. Guinea, Liberia e Sierra Leone hanno acquisito la capacità di individuare e di gestire autonomamente un’eventuale emergenza.
Dal canto suo la Guinea inizierà a vaccinare le persone che sono entrate in contatto con cinquecento uomini, sopravvissuti all’ebola.
Fode Tass Sylla, portavoce del West African nation’s centre for the fight against Ebola (centro della lotta contro l’ebola dei Paesi dell’Africa occidentale) ha puntualizzato: “Abbiamo preso questa decisione, perché ormai è stato provato scientificamente che il letale virus resta attivo per parecchio tempo nei fluidi corporei. Non ci limiteremo a vaccinare solamente i partner sessuali dei sopravvissuti”. Ha aggiunto: “Informeremo anche le donne che sono guarite dall’ebola, di non allattare i loro neonati.
Secondo l’OMS, nei tre Paesi maggiormente colpiti dall’epidemia di ebola, cioè Liberia, Sierra Leone e Guinea, diecimila persone sono sopravvissute dopo aver contratto il virus. Per il momento sono state vaccinate ottocento persone entrate in contatto con pazienti infettati dall’ebola, con il cosiddetto “metodo di vaccinazione ad anello”. Cioè bisogna vaccinare rapidamente tutti contatti noti dei pazienti e anche i loro contatti.
Cornelia I. Toelgyes
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