Bracconiere paga 50 mila dollari e ammazza Cecil il leone simbolo dello Zimbabwe

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 30 luglio 2015-07-30

Cecil, il leone più amato dello Zimbabwe, è stato ucciso da un dentista americano, durante una battuta di caccia grossa.

Il re leone dello Zimbabwe viveva nel parco nazionale dello  Hwange, nell’ovest del Paese. Aveva tredici anni, un esemplare magnifico, facilmente riconoscibile per la sua criniera scura.

SDRAIATO

Johnny Rodrigues, uno dei guardiani del parco nazionale ha raccontato: “Cecil ha lasciato l’area protetta all’inizio di luglio, perché gli è stata tesa una trappola per una battuta di caccia grossa: un animale morto è stato caricato su una macchina e Cecil, attratto dall’odore, ha seguito il suo istinto; non poteva farsi scappare un tale boccone.

Le guardie del parco hanno ritrovato l’animale fuori dal parco, decapitato, la sua carogna è rimasta invece sotto il sole, probabilmente per giorni. Fonti ufficiali dello Zimbabwe sostengono che sia stato ucciso con arco e freccia da Walter J. Palmer, una dentista cinquantenne americano, ben conosciuto nell’ambiente della caccia grossa. Ora è stato incriminato per bracconaggio.

La prima freccia, lanciata proprio da Palmer, pur ferendo il felino gravemente, non l’ha ucciso. I cacciatori lo hanno inseguito per ben due giorni, poi il dentista lo ha ucciso con un fucile.

CON NOTA

La morte, l’agonia della povera belva ha fatto il giro del mondo provocando, giustamente, orrore e scandalo: decine di migliaia di dollari per ottenere una licenza per uccidere animali protetti, per portarsi a casa un trofeo di caccia e c’è chi ha anche il coraggio di chiamarlo “sport”.

Nel 2009 lo stesso dentista, residente nel Minnesota, è stato sulle prime pagine di alcuni quotidiani americani per aver acquistato in una vendita all’asta una riserva di alci per la somma di 45.000 dollari. Lo stesso anno si è parlato ancora di lui per aver stabilito un nuovo record: aveva ucciso un enorme alce con arco e freccia. E lui stesso si vanta di poter uccidere belve senza dover ricorrere a fucili. L’altro giorno ha versato 57.000 dollari per poter uccidere il più amato leone dello Zimbabwe.

In una nota “il cacciatore di Cecil”, come ormai viene chiamato dal mondo intero, si è difeso così: “Mi sono fidato delle guide locali, non sapevo assolutamente di aver ucciso in modo non legale un leone tanto amato, monitorato, oggetto di studio di un progetto dell’università di Oxford”. Palmer ha alcuni precedenti penali, sempre a proposito di caccia grossa. Nel 2008 negli Stati Uniti è stato ritenuto colpevole per aver dato indicazioni false circa l’uccisione di un orso nero.

Martedì scorso, 28 luglio, il quotidiano “The Minneapolis Star Tribune” in un suo articolo ha annunciato ai propri lettori che l’ambulatorio odontoiatrico di Palmer a Bloomington, risulta chiuso da qualche giorno, il suo sito web è stato ritirato dalla rete.

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I due compagni di caccia (le guide di Palmer) di nazionalità zimbabwana, il cacciatore Theo Bronkhorst e il proprietario terriero Honest Ndlovu , sono stati arrestati l’altro giorno con l’accusa favoreggiamento al bracconaggio. Bronkhorst è stato scarcerato il 29 luglio 2015 dietro il pagamento di una cauzione di mille dollari. Naturalmente si è dichiarato non colpevole. Dovrà ripresentarsi in aula il prossimo 5 agosto. Ndlovu è ancora in stato di fermo; sarà sentito dalla Corte in un secondo momento. Entrambi rischiano una condanna fino quindici anni di galera.

Anche funzionari statunitensi hanno dichiarato di voler avviare un’inchiesta circa l’uccisione del felino. Lo ha dichiarato Dan Ashe, direttore dell’US Fish and Wildlife Service (FWS). “Sono veramente preoccupato per la tragica morte di Cecil, dobbiamo capire come si sono svolti i fatti”. Per il momento Palmer risulta irraggiungibile, nessuno sa dove si trovi, che fine abbia fatto. Lui si è dichiarato innocente, ammette di aver ucciso il leone, ma è convinto di aver agito nella completa legalità. Intanto due persone sono state accusate di bracconaggio. Una di loro è ancora in galera.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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