Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 3 luglio 2015
Ebola si è “risvegliato” nuovamente in Liberia, Paese che il 9 maggio 2015 era stato dichiarato “ebola free” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Domenica scorsa il virus ha ucciso un ragazzo di soli diciassette anni, a Nedowein, nella Contea di Margibi, poco distante dall’aeroporto internazionale di Monrovia, la capitale del Paese.
Altre due persone sono state contagiate, tra loro un caro amico e vicino di casa del giovane. Pare che oltre cento persone siano entrate in contatto con lui; il Ministero dell’informazione liberiano ha dichiarato in una conferenza stampa di aver messo in quarantena l’intero villaggio di Nedowein, come misura precauzionale.
Secondo Cestus Tarpeh, un ufficiale sanitario, solo il medico tradizionale, che inizialmente aveva in cura il ragazzo, è riuscito a scappare.
“Il ragazzo era piccolo di statura e gracile. Non faceva nulla di particolare, se non dare una mano alla sua mamma al mercato locale, dove vendevano della merce. Non si è mai spostato dal villaggio. Non faceva parte della squadra di calcio della scuola, che ha disputato una partita a Zorzor, nella Contea di Lofa, pochi giorni prima che morisse mio nipote”, ha sottolineato Adolphus Gbinee a giornalisti locali.
Non è ancora chiaro come e dove si sia contagiato il giovane, le indagini sono ancora in corso; nel villaggio regna ancora una gran confusione e c’è chi afferma che un gruppo di persone abbia partecipato a un pranzo a base di carne di cane, tra loro anche Abraham, lo studente deceduto. Che sia il cane la causa? Tutto da verificare.
Dal dicembre 2013, data di inizio di questa epidemia di ebola, sono decedute nell’Africa Occidentale undicimiladuecento persone; nella sola Liberia 4.806. Mentre 22.715 sono state infette dal virus killer.
Nessuno caso di ebola è stato registrato per ben tre settimana nella capitale della Sierra Leone, Freetown; sfortunatamente alla fine di giugno due persone sono state trovate positive al test. “Purtroppo tutte le strutture adibite per la quarantena sono già state chiuse, dunque ora ci troviamo di fronte ad un nuovo problema da risolvere”, ha spiegato Sidi Yahya Tunis, un portavoce del “National Ebola Response Centre” (NERC) . “Bisogna aspettarsi altri contagi – ha aggiunto – visto che le persone infette provengono da un quartiere povero, densamente popolato”.
Uno dei due ad essersi infettato è un pescatore. Il virus gli è stato trasmesso dalla fidanzata, che vive a Porto Loko. Nelle province del nord, Porto Loko e Kambia, sono stati registrati diversi nuovi casi di febbre emorragica alla fine di giugno.
Studi recenti hanno dimostrato come durante l’epidemia di ebola ci sia stato anche un notevole incremento dei morti di malaria. Molti, affetti da questa malattia tropicale, non si sono recati negli ospedali, per paura di essere contagiati dal virus emorragico, altri, invece, sono stati trasferiti direttamente nei centri di ebola, vista la sintomatologia molto simile nella fase iniziale della malattia.
In Guinea sono decedute 2482 persone di ebola , mentre nel 2013 nel Paese sono decedute quindicimila persone a causa della malaria.
I ricercatori hanno basato i loro studi tenendo conto, tra l’altro, di quante persone siano state curate per malaria nei dispensari e ospedali nelle regioni maggiormente colpite dall’ebola in Guinea, della quantità di antimalarici somministrati. Hanno confrontato questi dati con altri, registrati in regioni dove il virus ebola non si è mai manifestato, e hanno concluso che durante lo stesso periodo si siano verificati settantaquattromila probabili casi di malaria. “Ora è difficile dire con precisione quanti tra questi siano deceduti a causa della stessa, ma è evidente che il numero di morti di malaria è ben più elevato di quello causato da ebola”, ha sottolineato Mateusz Plucinski del Centro USA per “Disease Control and Prevention.
Cornelia I. Toelgyes
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