Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 17 maggio 2015
Venerdì scorso, 15 maggio, durante una solenne cerimonia è stato firmato a Bamako il “Trattato per la pace e la riconciliazione nel Mali”. Peccato che i rappresentanti del coordinamento dei movimenti dell’Azawad (CMA), per lo più formati da tuareg, non fossero presenti. Un’altra “solenne cerimonia” si era tenuta un po’ di tempo fa: non aveva portato a nulla
(http://www.africa-express.info/2015/03/04/pronto-il-trattato-di-pace-mali-ma-tuareg-non-lo-firmano/). Rischia di fare la stessa fine anche quest’ultima manifestazione di giubilo e felicità per una pace assai complicata e difficile.
Giovedì rappresentanti del CMA si erano recati ad Algeri per porre la loro sigla sul documento che all’inizio di marzo non avevano firmato, chiedendo tempo per consultarsi. Bilal Ag-Acherif, rappresentante dell’MNLA aveva dichiarato: “Abbiamo voluto siglare questo primo trattato per dimostrare la nostra buona volontà. Abbiamo accettato molte delle condizioni del documento, ma ci sono tanti altri problemi ancora aperti che vanno affrontati e risolti ed è per questo motivo che domani non porremo la nostra firma definitiva ”.
Le posizioni sono Infatti molto distanti. Il governo del Mali rifiuta l’indipendenza all’Azawad. E’ pronto a concedere una maggiore autonomia per questo territorio patria dei tuareg, ma sempre nell’ambito di uno Stato unitario. I ribelli, invece, chiedono un sistema federale. Il ministro degli Esteri algerino Ramtane Lamamra, giovedì ha letto ad Algeri un messaggio del presidente maliano, Ibrahim Boubacar Keïta : “Tendo la mano ai ribelli e sono pronto in qualsiasi momento a riceverli per discutere con loro il futuro del Paese, l’avvenire delle regioni del nord e la rigorosa messa in opera del trattato di pace”.
Solo poche ore prima della firma del trattato di pace a Bamako, centinaia di persone hanno manifestato a Kidal, nel nord del Mali, capitale dell’Azawad, con striscioni e slogan del tipo “Meglio martiri piuttosto che umiliati”. Una volta raggiunta la base di MINUSMA, forza di pace dell’ONU nel Mali, hanno lanciato pietre nel cortile e scandito urlando: “MINUSMA non è qui per portare la pace, ma per supportare il governo del maliano”.
Alla cerimonia, tenutasi al centro delle conferenze internazionali della capitale, erano presenti parecchi capi di Stato africani: Robert Mugabe (Zimbabwe, in veste di presidente dell’Unione Africana), Mohamed Ould Abdel Aziz (Mauritania), Mahamadou Issoufou (Niger), Michel Kafando (Burkina Faso), Alassane Ouattara (Costa d’Avorio), Alpha Condé (Guinea), Faure Gnassingbé (Togo) e Paul Kagame (Rwanda). Naturalmente in sala anche i rappresentanti di Algeria, capofila dei mediatori, dell’ECOWAS, la Comunità Economica dell’Africa occidentale, dell’Unione Africana, delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC).
Abdoulaye Diop, ministro degli Esteri, ha firmato l’accordo a nome del governo del Mali. tre rappresentanti di gruppi pro-governativi hanno sottoscritto, ma solamente due fazioni appartenenti al CMA hanno aderito al trattato, frutto di lunghe ed estenuanti trattative di mediatori internazionali.
Con un comunicato il segretario generale dell’ONU ha fatto sapere: “Sono convinto che questo trattato sia una base solida sulla quale si possa iniziare a costruire una pace giusta e durevole. Spero vivamente che il dialogo continui, affinchè tutte le parti interessate possano presto controfirmare questo importante accordo”.
Fedrica Mogherini, capo della diplomazia dell’Unione Europea ha minimizzato l’assenza dei principali gruppi ribelli: “La firma apposta dalla maggior parte degli interessati è una tappa decisiva”, ha commentato, mentre Lamamra ha riassunto in poche parole gli sforzi compiuti finora: “Missione compiuta, ma non terminata”.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes